Petrucci: Sacchetti? Dialogo sereno. Non sono all’altezza di giudicare scelte tecniche ma di vederle

Credits Ciamillo-Castoria
Credits Ciamillo-Castoria

Lunga intervista sulla Gazzetta dello Sport per Gianni Petrucci, presidente FIP

Dalle colonne della Gazzetta dello Sport arrivano le parole di Gianni Petrucci, presidente FIP, che ha parlato soprattutto di Nazionale ma non solo

Sul ko con l’Islanda: “Corea? L’accostamento mi ha fatto rimanere male. D’accordo, abbiamo fatto una brutta figura. L’Islanda ha vinto con merito anche se alla fine potevamo vincere noi, siamo sempre stati sotto ma il paragone è esagerato. E lo dico nei panni di dirigente che ha guidato il Coni e la Federcalcio, che conosce i trionfi e le disfatte di tanti campioni e di tante squadre e federazioni negli ultimi 50 anni. Quella Corea eliminò senza appello l’Italia del calcio dal Mondiale 1966. Noi abbiamo già perso due partite ma siamo ancora in corsa. La qualificazione alla seconda fase è alla nostra portata ma adesso non si può più scherzare. Il margine di errore è minimo. Sono una persona ottimista per natura, perciò pensavo che avremmo vinto, magari non passeggiato, ma vinto sì. L’Islanda è numero 46 del ranking mondiale che conta 215 Nazionali. Negli ultimi anni ha fatto passi in avanti. Non è una squadra di pellegrini. Non avranno campioni ma giocano insieme da tempo, si vede che sono più affiatati di noi. Niente drammi, ci vuole equilibrio. Non eravamo fenomeni a Tokyo e non siamo brocchi ora”.

Su Sacchetti: “Il nostro è un dialogo sereno. Non sono il presidentissimo che entra nello
spogliatoio per sbraitare dopo un risultato negativo. Le scelte tecniche competono a Meo, non sono all’altezza di giudicarle. Ma sono all’altezza di vedere…”

Sulle assenze: “La nostra Nazionale è l’unica dello sport italiano che non può schierare i suoi giocatori migliori. Non c’è una parola amica che mi dia appoggio in questa mia battaglia. Nel calcio i big vanno in campo anche contro San Marino e Malta. Invece nel basket devo sentire questa sciocchezza che i club concedono i giocatori alla Nazionale, come se fosse una loro liberalità. Invece la Fip i giocatori se li prende e basta. Non esistono concessioni. Io lavoro per difendere la mia federazione e il basket italiano, perciò devo avere i giocatori migliori, quantomeno quelli che decide di convocare il c.t. Prendiamo esempio dalla Grecia: l’Olympiacos e il Panathinaikos, le due grandi rivali, sono stati collaborative con la loro Nazionale. È una questione di principio: non è possibile che un ente privato come l’Eurolega possa condizionare l’attività di Nazionali che puntano alle grandi manifestazioni internazionali”.