Micov: “Milano una seconda casa. A Colonia eravamo Cenerentola”

Credits Ciamillo-Castoria
Credits Ciamillo-Castoria

Lunga intervista su RealOlimpiaMilano all'ex giocatore serbo, omaggiato venerdì sera al Forum durante Milano-Olympiacos

Lunga intervista a Vladimir Micov, ex ala serba per quattro stagioni a Milano, a Luca Guazzoni su RealOlimpiaMilano dopo la “Micov Night” di venerdì scorso al Forum. Di seguito alcuni estratti:

“Sento Milano come una seconda casa e lo dico per davvero, nel vero senso della parola. Ho comprato casa qui con il progetto di tornare qui un giorno, per cominciare un nuovo capitolo della mia vita ma ora con la mia famiglia stiamo dando una possibilità a Belgrado. Tornando a venerdì sono stato davvero travolto dalle emozioni, il club per me ha fatto tanto, nei quattro anni a Milano sono stato davvero felice sotto ogni aspetto, e considero aver giocato le Final Four con l’Olimpia lo considero il risultato più importante che ho raggiunto nella mia carriera”.

“(A Colonia) Milano sulla carta era la squadra che aveva meno possibilità di vincere, era la Cenerentola perché per Barcellona, Cska e Efes è quasi la normalità giocare le Final Four. Ci davano per spacciati. Ed invece è stata una partita super equilibrata. Nessuno può dare la colpa a Kevin per non aver segnato quel tiro, ha fatto una partita straordinaria, ha realizzato tanti canestri difficili in quella stagione. Higgins invece ha ucciso Cenerentola allo scadere. Avessimo vinto quella semifinale, con quel carico di fiducia, sarebbe cambiato tanto, forse tutto”.

“(Armani) L’ho conosciuto in questi 4 anni e, onestamente, dopo aver giocato dappertutto e con la mia esperienza, posso solo dire che bisogna ringraziare una proprietà così appassionata e attenta. Nel basket non è come nel calcio: si spendono soldi, non si guadagnano. Oggi tutti vogliono risultati istantanei, non si programma più, non si investe più nei vivai: ho un budget e voglio vincere. Ma così non deve funzionare. Non si formano più i giocatori. Così non c’è futuro nella pallacanestro”.

Sul secondo anno di Pianigiani: “Arrivavamo da campioni d’Italia con una squadra inferiore per qualità: in Eurolega il primo anno avevamo poca esperienza, solo Goudelock e il sottoscritto. Kalnietis era fuori dalle rotazioni e giocava in un ruolo poco adatto alle sue caratteristiche. Avevamo 11 stranieri. Ma siamo comunque riusciti a vincere lo scudetto. I due spogliatoi l’ho trovata una cosa strana, lo ammetto. Per me era inaccettabile, lo spogliatoio è la cosa più importante di tutte, se perdi lo spogliatoio “sei finito” (e lo dice in italiano). Ora con Ettore abbiamo uno spogliatoio enorme e strutture top”.

Su eventuali rimpianti: “Avrei potuto fare altre scelte di carriera. Sarei potuto andare al Valencia a 24 anni e volevo provare l’esperienza in Spagna che era ed è il campionato migliore. Ma il Buducnost non ha lasciato andare. Però non sono rimpianti. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Io sono davvero felice per quanto ho fatto nella mia carriera per quello che ho vinto e anche per quello che ho perso. Mi spiace solo non aver vinto la Final Four. Sono fortunato a non avere avuto infortuni devastanti: a Milano mi hanno rotto il gomito, un infortunio meccanico. E per quanto si gioca oggi è quasi un miracolo”.

Su Trinchieri: “È straordinario nel rigenerare i giocatori. Lui merita di allenare un grande club. Lui sa come usare i giocatori, li capisci ed è pronto per il grande salto. Speriamo abbia una chance perché altrimenti non lo sapremo mai”.

Fonte: RealOlimpiaMilano.