La posizione di Kyrie Irving secondo The Athletic: In lotta per qualcosa di più grande del basket

La posizione di Kyrie Irving secondo The Athletic: In lotta per qualcosa di più grande del basket

Shams Charania, per The Athletic, ricostruisce la vicenda di Kyrie Irving e le ragioni della scelta del giocatore

Shams Charania, per The Athletic, ricostruisce la vicenda di Kyrie Irving e le ragioni della scelta del giocatore.

I fatti

Andando con ordine, i fatti. Kyrie Irving non ha mai rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla sua scelta di non vaccinarsi contro il Covid-19. La sua posizione è stata dedotta dall’impossibilità di allenarsi con la squadra al rientro dal training camp di San Diego.

New York City e San Francisco sono le uniche due città degli USA a prevedere l’obbligo vaccinale per la frequentazione di luoghi pubblici al chiuso. Irving non poteva dunque né allenarsi, né giocare le gare in casa (o in trasferta sul campo dei Golden State Warriors).

Nei giorni scorsi New York City aveva riconosciuto il centro di allenamento dei Nets come luogo privato, dando il via libera a Irving almeno a livello di allenamenti. Ma ieri, la franchigia, ha annunciato di rispettare la scelta del giocatore (dunque ufficializzando il suo status di non vaccinato) e al tempo stesso di non prevedere il part-time (giocare solo le gare in trasferta) come condizione di un tesserato.

La scelta

E arriviamo alla riscostruzione di Shams Charania. Kyrie Irving è “convinto di combattere per qualcosa di più grande del basket”. E questo è quanto lo stesso giocatore ha riferito ai compagni, che a quel punto hanno preso atto della decisione del compagno.

In questo momento, dunque, Irving non ha assolutamente intenzione di sottoporsi al piano vaccinale. Non si tratta di posizione “no vax”, nè “anti-scientifica”, almeno secondo la ricostruzione giornalistica.

La posizione di Irving rientra sul piano civile, sull’opera di controllo dello Stato sui cittadini, su imposizioni che vanno ad intaccare le libertà individuali «con gente che sta perdendo il lavoro» (citiamo l’articolo tra virgolette). Questo è quanto il play ha raccontato ai compagni: «Vuole dare voce a chi non ha voce».

Questo è quanto porterà avanti con la sua piattaforma, una scelta che in dollari potrebbe valere più di 200 milioni di perdite, passando dai 16 del contratto in essere ai 186 di estensione in gioco.

In tutto questo, e se cambiassero le normative di New York City? Al momento non vi è nessuna voce in tal senso, e in casa Nets si lavora come se tali dovessero restare per tutta l’annata 2021-2022.