Zach LeDay, la prima final four dopo un anno “da spugna, per imparare dai migliori”

Zach LeDay, la prima final four dopo un anno “da spugna, per imparare dai migliori”

Al suo terzo anno in EuroLeague, Zach LeDay ha debuttato nei playoff segnando il canestro della vittoria dell’Olimpia in Gara 1 dei quarti di finale

Al suo terzo anno in EuroLeague, Zach LeDay ha debuttato nei playoff segnando il canestro della vittoria dell’Olimpia in Gara 1 dei quarti di finale. Adesso si appresta a debuttare nelle Final Four. Nella sua prima stagione a Milano, ha stabilito i primati personale di punti e rimbalzi, ma anche nella percentuale di realizzazione nei tiri liberi e nel tiro da tre. Il 91.5% dalla lunetta è superiore al suo 84.1% in carriera. Dall’arco, ha centrato 32 triple contro le 23 totali dei primi due anni e convertendo oltre il 48% ha chiuso al settimo posto assoluto. Il tiro da tre è l’aspetto più evidente dei suoi progressi. “Aiutarlo a migliorare per me è un dovere, ha già fatto tanti progressi rispetto all’inizio dell’anno e ne farà altri. Ha solo 26 anni ed è molto più forte di quanto fossi io alla sua età. Come comprensione del gioco, come capacità di aiutare in tanti modi diversi”, dice Kyle Hines che è diventato un po’ il suo mentore.

“Kyle ha fatto e visto tutto – dice Zach LeDay -, ma se entri nel nostro spogliatoio ci sono tanti giocatori dai quali hai solo da imparare. Io ascolto, guardo come lavorano ogni giorno, spesso non sanno nemmeno che li sto osservando, ma è la cosa giusta da fare per diventare come loro, vincere tanto. Sono come una spugna”. LeDay ha questo atteggiamento: vivere giorno per giorno, “migliorare oggi per essere più forte domani, vale per me e vale per la squadra”, spiega. Il paragone con Hines lo insegue da anni perché la taglia fisica è simile, ma Hines è sempre stato principalmente un centro, LeDay è un’ala forte. E Hines non è mai stato il tiratore perimentrale che lui è diventato nel corso di questa stagione. “Da quando sono in Europa sono sempre stato paragonato a Kyle Hines per tante ragioni differenti, il modo di comportarsi in campo, la taglia fisica ad esempio. Per me è un onore”, dice.

LeDay è arrivato in Europa appena uscito da Virginia Tech dove in due anni si era imposto come il miglior giocatore della squadra pur partendo dalla panchina (“Non l’ho chiesto, ma era un bel modo di dimostrare quanto fossi disposto a sacrificare per il bene comune”, ha detto). In Israele ha trovato le condizioni giuste per esplodere, in un sistema di gioco favorevole alle sua caratteristiche atletiche. Da lì il salto all’Olympiacos Pireo e successivamente allo Zalgiris Kaunas. Arriva alla Final Four a 34 punti di distanza dai 1.000 in carriera, la soglia dell’eccellenza e longevità. Ma LeDay ha solo 26 anni, come dice Kyle Hines.

In questi mesi, ma era già successo ad Atene, ha destato curiosità lo zainetto che si porta dappertutto anche in panchina e dal quale talvolta estrae un bloc notes dal quale legge: “Nel mio zainetto non c’è nulla di particolare, solo piccole cose che mi possono servire durante una partita, non nego sia anche una questione di superstizione, contiene oggetti che mi danno una sensazione di sicurezza, ad esempio foto di persone care, visto che quando sono qui non le vedo per molti mesi. Fa parte della mia routine. Nel quadernetto che mi porto dietro e ogni tanto sbircio scrivo note che mi possano essere utili, frasi che mi hanno detto e potrebbero aiutarmi. Fa parte di me”.