Xabi Lopez-Arostegui: I giocatori spagnoli sono sempre stati molto competitivi

Xabi Lopez-Arostegui: I giocatori spagnoli sono sempre stati molto competitivi

Nel corso della presentazione del Valencia, Sportando ha intervistato in esclusiva Xabi Lopez-Arostegui. Ecco le sue risposte

Nel corso della presentazione del Valencia, Sportando ha intervistato in esclusiva Xabi Lopez-Arostegui. Ecco le sue risposte.

Per iniziare volevo chiederti un commento sull’esclusione del Valencia dall’Eurolega.

Sapevamo che era un’opzione. Essendo una squadra senza licenza, sapevamo che non dipendeva in gran parte da noi, né dal lato sportivo. Penso che il Valencia sia un club che ha l’ambizione di tornare stabilmente in Eurolega con una licenza. La società ci sta lavorando da molto tempo, come progetto ed infrastrutture. Quest’anno però giocheremo l’Eurocup: anche questa è una sfida importante, una competizione importante in Europa e quindi non vediamo l’ora.

 

E può essere un po’ più un vantaggio giocare in Eurocup, competizione che permette più allenamenti e meno partite? Questo può aiutare a migliorare durante l’anno?

Sì, senza dubbio. Il fatto reale è che in termini di volume di partite giocheremo di meno, per allenarci di più, per prepararci di più alle partite e per prenderci un po’ più cura fisicamente di noi stessi. In termini di sfida, è una sfida diversa, ma sempre ambiziosa e complicata. Non credo che l’Eurocup debba essere screditata perché non ha brutte squadre o brutti giocatori. Penso che ci siano molte società con l’obiettivo di giocare in Eurolega e che abbiano fatto squadre con l’obiettivo di vincere. Quindi penso che sarà una competizione serrata e noi vogliamo essere tra quelli che lottano per vincere.

 

Vincere aiuta a vincere, giocare una competizione sulla carta più semplice può aiutare a mantenere una dinamica positiva anche in ACB?

Sì, sono d’accordo sul fatto che una cosa tira l’altra, le dinamiche e tutto il resto. Penso che l’Eurolega a volte, con così tante partite, così tanti viaggi e usura, possa appesantirti un po’ in competizioni come l’ACB, campionato molto impegnativo in cui qualsiasi squadra ti affronta a viso aperto e con gran fisicità. Non credo che sia una competizione più facile, ma piuttosto che ci si possa preparare di più per le partite, ci si possa allenare di più, ci si possa riposare di più tra una partita e l’altra e questo ci dà la possibilità di vincere più partite. Quello che dobbiamo fare è cercare di sfruttare al meglio i giorni che il calendario ci concederà e cercare di farli andare a nostro favore.

 

Che opinione hai in merito alle attuali regole sugli obblighi in ACB di giocatori formati in Spagna e come credi che influenzino la crescita dei giocatori spagnoli?

Penso che se sei un giocatore straniero che si forma in Spagna dalle giovanili, quindi con il merito che va dato alla squadra per averci creduto, mi sembra giusto che il giocatore conti come un “cupo”. Alla fine anche i club fanno delle scommesse, ma bisogna anche ricordare che la Spagna ha delle giovanili maschili e femminili di altissimo livello. Perché le estati, quest’estate forse è un po’ meno nel maschile, di solito portano successi, con medaglie praticamente in tutte le categorie. Però questo non si riflette sempre nello sport professionistico. Penso che i giovani giocatori guardino agli Stati Uniti anche perché in Spagna non ci sono così tante opportunità  soprattutto per la questione della concorrenza o del libero mercato dei passaporti che alla fine influisce non solo sul giocatore nazionale ma anche su come sono configurate le squadre. Penso che storicamente i giocatori spagnoli siano sempre stati giocatori molto competitivi e questo è sempre stato dimostrato.

 

Un tuo ex compagno qua a Valencia e a Badalona ha recentemente firmato per Milano. Come vedi Dimitrijevic agli ordini di Messina in una squadra come l’Olimpia che punta ai playoff di Eurolega?

Beh, sono molto contento per Neno. Credo che a Valencia non sia andata bene nonostante sia sempre stato un giocatore di grande talento Lo conosco da quando avevamo 14 anni, è un buon amico e gli auguro il meglio. Penso che il periodo in Russia sia stato positivo per lui: avendo avuto modo di ricoprire anche il ruolo di playmaker titolare a Kazan ha potuto mostrare ciò di cui è capace. Credo che se gli verranno riconosciute queste qualità, possa riuscire ad essere il primo playmaker di Milano. Sarà da vedere come si adatta al ritmo dell’Eurolega perché è una sfida impegnativa giocare a Milano con grandi obiettivi. Comunque penso che col tempo e durante l’anno si adatterà e potrà giocare un in un ruolo importante per la squadra, aiutando Milano a raggiungere i suoi obiettivi.

 

Come hai vissuto le tue seconde Olimpiadi? Come ha influito il preolimpico sulla preparazione ai giochi?

Beh, far parte della nazionale è sempre un orgoglio. La verità è che i Giochi sono stati qualcosa di molto speciale, molto belli e da vivere al massimo. Il Preolimpico è un evento che la Spagna non è abituata a giocare ed è stato un momento importante.  E’ vero che la preparazione è stata lunga, perché abbiamo iniziato 10 giugno e le Olimpiadi sono iniziate il 26 luglio, ma ci siamo preparati bene. Purtroppo poi a Lille non siamo riusciti a qualificarci per Parigi che era il nostro obiettivo: abbiamo gareggiato in un gruppo molto duro ed equilibrato. Credo che la prima giornata sia quella che ci ha fatto un po’ male contro l’Australia perché siamo arrivati a Lille solo due giorni prima, eravamo un po’ spiazzati  e credo che ci abbia fatto un po’ condizionati. Contro la Grecia abbiamo giocato un partita solida portando a casa la vittoria. Il Canada poi è una squadra di incredibile talento e noi siamo stati sempre in partita anche se non bisogna mai accontentarsi di una sconfitta. Tutto sommato, penso che sia stata un’estate abbastanza positiva essendoci qualificati per Giochi anche se non siamo poi riusciti a classificarci per Parigi.