Vent’anni fa Italbasket conquistava ad Atene uno storico argento, un momento indubbiamente straordinario, vivissimo ancora oggi nella memoria di tutti noi.
Da allora molte cose sono successe, anche importanti, come il record di giocatori nostrani in NBA, la prima scelta di Andrea Bargnani, il titolo di Marco Belinelli, il top di presenze si spera ancora in corso di Danilo Gallinari. Ma anche scarsi risultati e un progressivo decadimento dell’interesse mediatico (vivo già allora, sia chiaro).
E quando si parla di Atene, si torna sempre alle parole di Carlo Recalcati dopo la partita con la Germania, oggi riproposte anche da Tuttosport: «Lottiamo per Atene, ma il basket italiano sta morendo. La nostra situazione non cambierà se saremo eliminati o se conquisteremo le Olimpiadi, perché con questa mentalità da risultati della domenica si coprono i veri grandi problemi. Mettiamoci bene in testa che non abbiamo più giocatori».
Ringraziamo Piero Guerrini di Tuttosport per essere andato oltre gli slogan, di non essersi abbandonato alla mera retorica, quella che piange, cerca colpevoli senza dare confini reali ai problemi e alle loro possibili soluzioni. Non a caso, da anni, sentiamo inneggiare al cambiamento chi non ha la più pallida idea di quale sia il male, e su come estirparlo.
Piero Guerrini, dicevamo, scrive anche in merito a quelle parole di Recalcati: «Immaginava di poter lavorare su un gruppo di 30 giocatori di livello, con giovani pronti a subentrare. L’Italia lo sta di nuovo immaginando oggi, Gianmarco Pozzecco ha varato il Green Team».
E il grande Carlo Recalcati, che è uomo di sostanza e non solo di slogan, tempo fa individuò con grande lucidità il problema: «E mi sono convinto che il primo problema è la mancanza di impianti. Non mi riferisco alle arene più o meno grandi, ma proprio agli impianti di base. Non ci sono le palestre per allenare i futuri giocatori e campioni. Se mancano gli impianti diventa difficile anche fare reclutamento. Tanti ragazzi di 14-15 anni possono allenarsi due volte alla settimana, magari neppure due ore per volta. Il problema è ingigantito dall’orario scolastico ampliato. Dunque il primo investimento da fare è quello».
La domanda pare essere insomma: quale reale spazio c’è per lo sport nel nostro paese?
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