Vanessa Bryant: Sono disposta ad andare all’inferno per ottenere giustizia per Kobe e Gianna

La moglie di Kobe è scoppiata più volte in lacrime sul banco dei testimoni, ma rimane determinata ad ottenere giustizia

Vanessa Bryant ha testimoniato al processo per la diffusione delle foto dei resti di Kobe Bryant e della piccola Gianna, scomparsi in un tragico incidente il 26 gennaio 2020.

La moglie di Kobe, che è scoppiata più volte in lacrime sul banco dei testimoni, ha detto di essersi sentita tradita dagli agenti di cui si era fidata per proteggere la privacy della sua famiglia in un momento così difficile.

“Mi aspettavo che avessero più compassione e rispetto”, ha testimoniato la Bryant. “Mio marito e mia figlia meritano dignità”.

Una volta scoperta l’esistenza delle foto, Vanessa ha raccontato di aver cercato immediatamente un posto in cui le altre tre figlie non potessero sentirla: “Poi sono scoppiata a piangere, volevo solo correre lungo la strada e urlare”.

“Mio marito era un’icona molto conosciuta e amata da tante persone, ma a casa era solo Kobe, era solo papà…

“Non voglio che le mie figlie si imbattano in queste foto, ho tre bambine”.

La Bryant ha spiegato che i resti del marito sono stati recuperati il giorno stesso dell’incidente, ma quelli della figlia sono stati rimossi da un burrone il giorno successivo, quindi chi l’ha fotografata deve aver rimosso la copertura che era stata messa su di lei.

“L’hanno violata, approfittando del fatto che suo padre non poteva proteggerla…perchè era all’obitorio”.

Una cosa è certa, la moglie di Kobe non ha assolutamente intenzione di mollare: “Sono disposta ad andare all’inferno e tornare indietro per ottenere giustizia per mio marito e mia figlia”.