Steph Curry, prima dei 50 punti il discorso alla squadra. Quelle parole sono storia

Steph Curry trascina i Golden State Warriors al secondo turno playoff, The Athletic ricostruisce la vigila di gara-7 con Sacramento

Steph Curry trascina i Golden State Warriors al secondo turno playoff, The Athletic ricostruisce la vigila di gara-7 con Sacramento. Prima dell’inizio della sessione video di sabato, Curry si è presentato di fronte al gruppo. Nell’atrio con pareti di vetro al nono piano del Chase Center, uno spazio noto come “Above the Rim” che si affaccia sulla baia, il leader della squadra ha chiesto la loro attenzione.

“Di solito non parlo molto”, ha detto Curry alla squadra, “ma ho qualcosa da dire”.

I suoi discorsi sono rari. I suoi incoraggiamenti avvengono per lo più individualmente. I compagni di squadra ritengono che sia raro, ma quando parla, tutti restano in silenzio.

Questo discorso, però, diventerà parte della sua leggenda. Il preludio alla perfezione.

“È quel tipo di persona”, ha detto Gary Payton II al suo armadietto dopo la partita. “Quindi quando parla, tutti dovrebbero ascoltare. Perché il numero 30 di solito è silenzioso e lascia che sia il suo gioco a parlare. Ma doveva dire quello che aveva da dire, perché sapeva che tipo di atmosfera c’era… e non penso che volesse perdere questa partita. Così lui ha guidato e noi abbiamo seguito”.

Secondo diverse fonti raccolte dal sito USA, Curry ha detto alla squadra di credere nel potenziale di ogni giocatore e nella possibilità di vincere la serie. Ha esortato ogni compagno a mettere da parte tutti i pensieri individuali – i bersagli sarebbero stati Poole, Jonathan Kuminga e altri, scontenti per minutaggio e ruolo – e concentrarsi sulla missione del gruppo.

Chi non avesse aderito, avrebbe dovuto restarsene a casa. Chi si sentiva già in vacanza, doveva restare giù dal pullman per Sacramento. Chi invece fosse salito, avrebbe firmato un accordo vincolante per aderire alla missione.

Il resto è storia.