Le ruggini
La bolla è esplosa, Phila è in una pessima situazione, il giocatore ha fatto la sua scelta e sparisce dai radar.
Doc Rivers prova a fare il pompiere, siamo al 22 settembre: «Io non ho mai detto che i 76ers non avrebbero mai potuto vincere un titolo con Ben Simmons da PG. Questo è quello che è stato riportato. E questo rende il nostro lavoro difficile. Io ho detto al giornalista che mi ha fatto la domanda ‘Non rispondo ad una cosa del genere ora’. Non saprei come rispondere. Quindi quello che volevo dire non aveva nulla a che fare con Ben Simmons ma semplicemente non era il momento di rispondere ad una domanda del genere».
Embiid, Thybulle e Harris cercano un contatto con Simmons, ma senza risultati, almeno secondo Shams Charania: «perché comunque non intenzionato a cambiare idea sull’intenzione di lasciare Philadelphia».
Danny Green non la prende bene, anzi: «Questo non ha niente a che vedere con la franchigia. Ma questo ha a che vedere con noi. Volevamo incontrarlo a livello personale, umano, da amici. Non so se ci considera ancora amici o meno».
E ancora: «So che è in contatto con qualcuno di noi. Io non sono tra loro ma mi piacerebbe vederlo, sedermi e capire cosa passa per la sua testa. Vorrei fargli capire che ha il nostro appoggio, che lo rivogliamo in squadra e dargli qualche consiglio amichevole».
Joel Embiid si scopre più distaccato e professionale, almeno sui media, almeno all’inizio: «Cosa gli direi ora? Probabilmente che sono deluso…Penso che sia questione di fare il passo successivo, e tutti devono dare il massimo del loro potenziale, che si tratti di me, lui, Tobias, Shake, Matisse…tutti devono essere al meglio. Sono deluso perchè abbiamo visto i risultati in regular season, siamo una squadra che sa vincere, non conta se uno segna 40 punti e uno solo 2».
Daryl Morey, dal canto suo, accosta la vicenda a quella di Aaron Rodgers, stella dei Green Bay Packers e mvp in carica della NFL che dopo tante voci di addio ha deciso di restare per un’altra stagione in gialloverde: «E’ un gran giocatore, e vogliamo che sia un 76er, non abbiamo mai pensato di cederlo».
Sam Amick, su The Atletic, offre una lettura ben diversa. Ben Simmons non vorrebbe più giocare al fianco di Joel Embiid, la cui centralità sarebbe poco favorevole al gioco dell’australiano. Mentre le parole di Morey sarebbero state bollate dal giocatore come «cazzate enormi».
E qui, Joel Embiid esplode, anche perchè intanto il training camp ha avuto inizio, senza Simmons: «Ho letto quanto è stato riportato. Non so se arriva direttamente da lui ma negli ultimi mesi tante cose sono state riportate…e visto che lui non è qui…quel report arriva dal suo agente o da persone vicine a lui. Come ho detto, è una cosa che dispiace. Ma negli anni, come è stato costruita la squadra squadra. Ero il peggior tiratore dall’arco del quintetto ed ho chiuso col 38%».
«La situazione è strana, deludente. Al limite della mancanza di rispetto verso tutti i ragazzi che sono qui a lottare per le loro vite. Tanti giocatori sperano in una squadra vincente per rimanere in NBA e guadagnare soldi. Perché se sei in una squadra vincente, avrai sempre un posto nella NBA, perché sei stato in una squadra che ha vinto ed hai dato una mano. Con Ben siamo una squadra migliore, sicuro non lo siamo senza di lui. Ma come ho detto, il suo comportamento è sorprendente».
Il problema è che nessuno ha mai davvero ben compreso i motivi della decisione di Simmons. Brian Windhorst dà la sua lettura: «Non vuole trovarsi davanti a loro. Credo che non voglia farsi vedere mai più lì». Il riferimento sono i tifosi.
Minnesota non si toglie di torno nonostante la rivoluzione nel font office, Ben Simmons torna in scena al lavoro con Chris Johnson, i siti iniziano a far quadrare i conti su multe e altro.
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