“Sky is the limit”: JJ Johnson pronto a planare su Brindisi

“Sky is the limit”: JJ Johnson pronto a planare su Brindisi

Doppia J con il nome, tripla J con il cognome, doppie doppie, triple doppie o tutto ciò che ritenete più opportuno

Doppia J con il nome, tripla J con il cognome, doppie doppie, triple doppie o tutto ciò che ritenete più opportuno. Avviso ai naviganti, JJJ alias JaJuan Johnson ha messo nuovamente l’Italia nel mirino ed è pronto a planare su Brindisi, PalaPentassuglia, la Stella del Sud. 

La sua storia si intreccia con il mondo NBA, e lo fa sempre più insistentemente quando ogni anno il suo nome viene legato al numero 27, quello della scelta al draft NBA del 2011, selezionato dai New Jersey Nets. Tre posizioni prima di Jimmy Butler, attuale stella del mondo americano e uno dei giocatori più forti dell’intero pianeta in forza ai Miami Heat. Un paragone scomodo, una scelta che ancor’oggi fa discutere con tutti i ‘se e ma’ del caso. Lo stesso Butler rispose così tre anni fa: “JJ ha avuto una carriera universitaria straordinaria. Probabilmente ha prodotto più al college di quanto io potessi mai sognare e spero possa avere in Europa una carriera importante. Sono stati i media a costruire questo dualismo, sono grato per ciò che la vita mi ha dato e auguro lui il meglio per il suo futuro“.

Ci ha provato, si è scontrato contro limiti e pregiudizi, ha sognato, ha giocato contro i migliori e ha deciso di insediarsi in Europa per essere un protagonista di prim’ordine.

La madre di JaJuan ha svolto due lavori per cercare di mantenere vivo il suo sogno, come autista di autobus e lavoratrice della mensa scolastica. Lui, nel frattempo, è stato portato a Franklin Central dalla sua casa vicino al 38esimo St. a Indianapolis, avendo modo di giocare per un grande allenatore del liceo, Mark James. Fino a quel momento aveva giocato nella squadra B alle scuole medie, e non era stato molto apprezzato fino alla sua stagione da senior al Franklin Central. “Era una specie di fioritura tardiva al liceo prima di diventare un giocatore all-state. Al college, non è stato un grande contributore come matricola, ma è diventato il Big Ten Player of the Year e un All-American”, questo il sunto dei maggiori siti d’oltreoceano.

Giocatore dell’anno della Big Ten e giocatore difensivo dell’anno nel 2010-11, il terzo nella storia della conference a vincere entrambi i premi nella stessa stagione, nei suoi quattro anni a Purdue ha avuto una media di 13,7 punti e 6,1 rimbalzi e ha realizzato il 50,1% dei suoi tiri. “The sky is the limit“, disse l’allenatore della Purdue Matt Painter. Uno dei giocatori più migliorati del college, JJ terminò la sua carriera come co-detentore del record di college con E’Twaun Moore, in vittorie (107) e partite consecutive giocate (140). Si è anche classificato secondo nella storia di Purdue in stoppate (263), terzo in minuti giocati (3.856), quarto in tiri liberi tentati (662) e partite iniziate (120), quinto in rimbalzi (854) e tiri liberi (492), settimo in punti (1.919) e 11° per doppie-doppie (26). 

Scelta numero 27 dicevamo. Tuttavia, i Nets avevano altri piani per lui e lo coinvolsero in una trade con Boston. Ai Celtics, una squadra piena di giocatori Hall of Fame (Pierce, Garnett, Allen) che alla fine raggiunse le semifinali della Eastern Conference, venne utilizzato in 36 partite ufficiali. “Penso che sia un giocatore di entrambi i lati del campo” – disse di lui il General Manager Danny Ainge – “Può tirare, prendere rimbalzi, stoppare. Ha una buona energia e buon atletismo. Si adatta a molti aspetti e posizioni”. Un attestato di fiducia non da poco. Alla fine del primo quarto di una sconfitta a Toronto, l’allenatore coach Doc Rivers chiamò un timeout in cui lo rimproverò veemente per aver sbagliato un gioco offensivo dei set preparati dallo staff tecnico. La sua risposta alla partita successiva fu un career-high di 33 minuti, mettendo a referto 12 punti, 4 rimbalzi e 2 palle rubate nella vittoria di Boston 95-91 al TD Garden contro Chicago.

Durante tutta la mia carriera di basket, ho sempre avuto un allenatore che è stato duro con me“, spiegò JaJuan, “Mi piace, non fa altro che motivarmi. Conosco alcune persone che quando vengono sgridate o cose del genere abbassano la testa. A me invece fa concentrare. Non ho problemi con un allenatore che mi urla contro o mi dice cose diverse. Non voglio che un coach si sieda e lasci che accada. Lo prendo come la possibilità di uscire dalla mia zona di comfort e portarla ad un altro livello“.

L’anno successivo passa a Houston ma viene rilasciato e decide di giocarsi le sue carte in D-League a Fort Wayne Mad Ants, Canton Charge e Idaho Stampede. Non demorde e partita dopo partita scala gerarchie e posizioni, sebbene in NBA lo definiscano “tweener” ovvero troppo leggero per giocare contro i pari ruolo e dal fisico troppo gracile. Valutazioni che risponde al mittente “Penso che più sia versatile, più possa aiutare la mia squadra ad avere soluzioni in partita. Ma sono abituato, è qualcosa cui convivo dai tempi del liceo. Pensavano potesse essere un limite, ma è stata la mia certezza

Partecipa alla Summer League con i Boston Celtics, compagno di squadra di un certo Jonathan Gibson che a Brindisi tutti conoscono molto bene. L’allenatore Tyronn Lue ne parla in toni più che positivi “difensivamente è fantastico, difesa laterale e attitudine alle stoppate. Sempre attivo, dobbiamo fare più per questo ragazzo”. Nell’estate del 2013 JaJuan decide di lasciare gli Stati Uniti e di dedicarsi anima e corpo al basket europeo. Una scelta, a distanza di dieci anni, più che vincente. Gioca da rookie in Italia e trascina Pistoia all’ottavo posto in regular season e a gara cinque playoff contro Milano; Cina e Russia prima di tornare nel nostro paese a Cantù al cambio di proprietà straniera e al secondo anno si rivela uno dei giocatori più produttivi dell’intero campionato. Approda in Turchia, Germania, Francia sempre lasciando il segno. Al Darussafaka vince la Eurocup nel 2018 da secondo miglior stoppatore e nella Top10 dei rimbalzisti ad oltre 14 punti di media.

A 34 anni compiuti a febbraio, non è decisamente nella fase calante della sua carriera avendo giocato 32 partite a 24 minuti di media nella prima lega francese con il Gravelines. Negli ultimi undici anni in Europa tra Italia, Turchia, Russia, Germania e Francia è sceso solamente una volta come minutaggio medio a 20 minuti, per una giusta causa. Con la prestigiosa compagine del Bayern Monaco nella stagione 2020/21 ha debuttato a trentuno anni in Euroleague, decidendo con coach Trinchieri di frazionare il suo impiego nei tanti impegni che il colosso bavarese affrontava in stagione regolare tra coppe e campionato. 

Un piacere vederlo giocare e volare sopra al ferro, tutti gli appassionati e tifosi del basket europeo possono testimoniarlo. Ora è il turno della Happy Casa Brindisi per le prossime due stagioni.

Bentornato in Italia JJJ, benvenuto a Brindisi.

Ufficio Stampa Happy Casa Brindisi

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