Settimo sorriso per la Germani. Battuta la Fortitudo 86-93

Foto Ciamillo
Foto Ciamillo

Mitrou-Long e Della Valle trascinano la Germani al suo settimo successo consecutivo, condannano la Fortitudo all'ennesimo stop al Paladozza. Per la Effe la strada per la salvezza ora diventa davvero in salita

Ennesimo teatrino del Paladozza, con la Fortitudo nuovamente ad inciampare sui suoi legni, malamente nella prima parte per poi cercare di rimediare alle brutte robe buttate in campo. L’ennesima partenza falsa dei biancoblù ha condizionato una gara che potrebbe dire molto sul futuro della Effe, sempre meno aggrappata ad un massima serie che ora diventa davvero dura mantenere. La Germani se ne esce invece con la sua settima vittoria in fila, quasi scontata dopo le prime battute, ed invece riconquistata dopo l’ovvia(?!) reazione casalinga. Inutile scrivere di due grandissimi giocatori (Mitrou-ling 29 ed Della Valle 23), artefici principali del successo lombardo.

L’andazzo bolognese pare quello visto con Tortona: facce spente, difesa inesistente (altri 30 incassati in 10 minuti), ed atteggiamento a tratti irritante. Tre fattori sufficienti a far innervosire il Paladozza, con cori atti a far tirar fuori gli attributi biancoblù, e a coach Martino per far implodere tanto di lavagnetta durante l’ennesimo time-out riparatorio. Morale: Effe che sulle ire del suo coach era scivolata sul -12 più volte, risale incredibilmente fino al -2 dell’intervallo lungo (19-9 e fiammata di Aradori) , ringraziando un attacco quantomeno ancora lucido (60% dall’arco).

La ripresa diventa cosi una corsa a braccetto, con Bologna che prova ad aggiustarsi dietro, dopo le porcherie del primo tempo, rimanendo attaccata alla targa avversaria, ri-superata pure sull’appoggio di Totè (57-55). La Germani s’affida allora alle sue star, e con Della Valle e Mitrou-Long (tripla al gong del trentesimo) è ancora avanti al terzo stop. Il finale è caldo: la Kigili è sempre lì ad un possesso (81-84 col 2+1 di Frazier a 1’53”), poi la classe di Mitrou-long caccia in retina la tripla decisiva da quasi otto metri (83-89). La tragedia (sportiva s’intende) finisce sull’infrazione di passi di Benzing che prima rifiuta la tripla della speranza.