Il grande Sasha Djordjevic è il protagonista di “Uomini e Canestri”, la rubrica di Repubblica-Milano condotta da Luca Chiabotti. Ecco tre sue dichiarazioni sul momento di Olimpia Milano.
SUI CAMBIAMENTI
«In questi anni c’è stato un vero rebuilt caratteriale, anche se non se n’è parlato molto: in poche stagioni l’Armani ha perso nomi pesanti, dei leader come Melli, Hines, Datome, Rodriguez e lo spogliatoio non ha più certi appigli, quei cuscini per attutire i momenti difficili che in Eurolega arrivano sempre anche perché il Forum non è un campo che fa la differenza, come Belgrado o Atene, e gli avversari sanno che è un po’ più facile vincere qui».
SUGLI INFORTUNI
«Ovviamente s’è sentita la mancanza di Nebo, perché un lungo è fondamentale per creare il triangolo su cui costruire il gioco. Ma io dico sempre che ci vogliono tre cose per vincere: le guardie, le guardie, le guardie. Perché le decisioni le prendono loro. A Milano ne hanno viste tante fortissime, e tante altre hanno sofferto il confronto, la pressione, il mugugno della gente insoddisfatta che in campo, al Forum, si sente benissimo. Bolmaro ne è uscito, Dimitrijevic no».
SULLA LOTTA SCUDETTO
«Credo che quest’anno non ci siano solo Milano e Bologna in lotta per il titolo. I loro alti e bassi, i contrasti societari della Segafredo espressi in pubblico, le rendono più avvicinabili per avversarie come Brescia o Trento. Poi c’è Trapani: un proprietario entusiasta, un allenatore come Repesa e con Alibegovic che giocò dei playoff pazzeschi con me alla Virtus. Se una tra Milano e Bologna non giocasse la finale scudetto, non mi stupirei».
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