Stefano Sardara, presidente della Dinamo Banco di Sardegna, squadra di basket di Sassari, si è collegato con Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: “Credo che stoppare oggi il campionato, laddove il Governo lo chiedesse per ragioni che per ora per fortuna non sussistono, sarebbe una mossa strategicamente sbagliata. Oggi bisogna tacere ed andare avanti, saper essere resilienti ed adattarsi alla situazione. Non è facile, per niente, ma anche la discussione sul centinaio di tifosi da mettere nei palazzetti la trovo stupida, così le cose non si risolvono. Dobbiamo trovare la soluzione col Governo per ammortizzare su più anni le perdite del basket”.
Si è sentito tutelato dal Governo e dal rispettivo Ministero? “Sufficientemente tutelato non rende l’idea, dovrei dire per niente tutelato. Siamo razionali ed oggettivi: abbiamo avuto zero sul lato delle imposte, sul lato del contributo alla sanitarizzazione idem. Di contribuzione per mancati ricavi nemmeno, il credito d’imposta non potrebbe essere più complesso ed inutilizzabile… Se siamo vivi, non è certamente per loro. Non ci hanno dato neanche un mignolo cui aggrapparci”.
Come si conclude la stagione? “Inutile che combattiamo e continuiamo a discutere su aperture e chiusure. La chiusura è la fine, la morte civile e non la prenderei neanche in considerazione. Discutere sul numero dei tifosi è ridicolo, è come voler mettere un asciugamano su un rubinetto tanto. Dobbiamo metterci insieme, i club d’Italia, per spalmare i debiti lungo dieci anni. Non è un caso che la gente ora scende in piazza, perché i problemi sono tanti”.
Avete fatto un conto del danno economico? “Il conto è salato. Come Dinamo abbiamo la fortuna di affrontare questa crisi senza nessuna situazione debitoria alle spalle. Per fortuna siamo in salute, ma non grazie al Governo…”.
Cosa vi attendete dall’esperienza europea? “Non guardo l’Eurolega e non vi so dire, ma vi posso dire che in Champions sono stati bravi a muoversi un minuto prima che scoppiasse il gran casino, riducendo il numero di partite da otto a quattro. Questo è l’unico modo per tenere in piedi la competizione, non ci sono alternative. Torno però al parallelo col Governo: la Champions dà un tot fisso a chi partecipa e poi altro per chi va avanti. Pur dimezzando le partite l’hanno lasciato inalterato, perché volevano sostenere i club in un momento così difficile. Così si fa”.
Se anche il calcio vacilla, siamo a un passo dal baratro? “Permettetemi, ma non sarà mai così. C’è una differenza sostanziale tra noi e loro: vivono con un contratto da 1 miliardo di euro, basta che facciano una bolla come successo per l’NBA e il loro spettacolo va avanti. Noi, se andiamo in bolla, contiamo morti e feriti…”.
Cosa può fare la Serie A di basket per tutelarsi più possibile? “Continuare a martellare il Governo finché non se ne farà una ragione. Non si possono vedere purtroppo certe manifestazioni in un momento in cui non è neanche consigliato. Ci sono dei rappresentanti, e questi devono bravi ed ostici. Dobbiamo rompere tutti i porcellini che abbiamo, serve mantenere acceso il motore e tenere botta. Dopo, come in ogni grande crisi, ci saranno nuove opportunità: sarà come un nuovo Dopoguerra. Non dimentichiamoci che c’è chi non arriva a fine mese…”.
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