Intervista su La Repubblica per Carlo Recalcati, ex CT azzurro, che commenta il ritorno in Italia di Marco Belinelli e la decisione di firmare per la Virtus Bologna.
“Belinelli porta esperienza, oltre a voglia di vincere e leadership. Ci sarà sovraffollamento? Sì, e non m’impiccio: Sasha ha qualità, esperienza, carisma per governarli. Oggettivamente, ne ha tanti. Poi Marco può fare il 3, ma va a confinare con Weems e Abass. Meglio averli, però, tanti e buoni (…) L’operazione fa bene a tutto il movimento: c’è bisogno di proporci, di far parlare di noi. Però poi resta fine a sè stessa e non cambia lo stato delle cose, che oggi è triste, al di là del Covid, perché anche stavolta abbiamo guardato alle negatività, non alle opportunità. Il movimento stentava da prima, serviva riformare, sperimentare. Niente, e non è bello ripetere “l’avevo detto”, perché pigliarci sconforta. Ci basta giocare, anche trascinandoci, senza costruire nulla. Questo era lo sport che per primo importò i playoff. Poi? Null’altro. A me piacevano le conference. Fossimo partiti anni fa, oggi sarebbero la formula giusta (…) La rabbia dei fortitudini? Mi dispiace, non è bello, ma questa è Bologna, che vive la rivalità in modo esasperato. Ricordo il 2003, l’altro suo cambio di sponda, molto meno pesante: allora stavo a Siena, Marco lo volevamo anche noi, in coppia con Luca Vitali, che prendemmo. Scelse la Fortitudo, fece rumore, ma non tanto: la Virtus aveva i suoi guai, lui era ancora un ragazzino che poi è diventato un giocatore importante. Per la Effe, uno come Myers. Carlton l’artefice del primo scudetto, Marco del secondo. E allora depreco, sì, ma non mi sorprendo”, ha detto Recalcati.
Commenta
Visualizza commenti