Pesaro, Banchi: “Infortuni Jones e Moretti importanti, aspettiamo accertamenti”

Credits Ciamillo-Castoria
Credits Ciamillo-Castoria

Le parole del coach della Carpegna Prosciutto a Radio Basket 108

Oggi, durante la trasmissione “Primo Quarto” su Radio Basket 108, condotta da Massimo Guerrieri, è intervenuto Luca Banchi, coach della Carpegna Prosciutto Pesaro, per parlare del momento della sua squadra e della sua carriera da allenatore.

-89-78 è il risultato della sconfitta che la sua squadra ha subito a Trieste. Che partita è stata e a cosa pensa sia dovuta la vittoria triestina?
-Giocavamo a Trieste, contro una squadra che occupa il terzo posto in classifica: non suona come niente di drammatico. La preoccupazione riguarda la condizione della nostra squadra: dopo la vittoria di Milano abbiamo dimostrato di aver esaurito le energie e questo si è visto, soprattutto nella partita contro Brescia, in cui fisicamente, mentalmente e tecnicamente siamo stati inferiori. Abbiamo subito 200 punti in due partite e questo non rientra nei piani di una squadra che si deve salvare. Archivio così queste due sconfitte, ma con qualche rammarico, dato che avrei voluto giocare il quarto periodo del match di ieri con il roster al completo, perché gli infortuni di Jones e Moretti ci hanno penalizzato. Abbiamo trovato una Trieste in forma, che, nonostante occupi l’ultimo posto nella classifica delle squadre per percentuale al tiro da tre punti, ieri ha tirato con il 70%.

-Ha parlato degli infortuni di due giocatori fondamentali per Pesaro, come Jones e Moretti. Le chiedo come stanno, se ci sono aggiornamenti e cosa si è percepito dal campo.
-Sono stati due infortuni abbastanza importanti, poiché entrambi sono caduti rovinosamente sul parquet e hanno riportato un trauma contusivo, che ha impedito loro di continuare a giocare. Dobbiamo aspettare la giornata di oggi per fare degli accertamenti radiologici, ma parlare adesso è sicuramente prematuro.

-La sensazione è che, dal suo arrivo a Pesaro, le prestazioni, la classifica e la squadra siano migliorate. Che lavoro ha fatto sui suoi giocatori e di cosa crede avessero bisogno per tornare a vincere e ritrovare fiducia?
-La squadra ha avuto bisogno di ritrovare consapevolezza. Gli accadimenti avevano contribuito a creare smarrimento. Pian piano siamo riusciti a creare un’identità, che un precampionato anomalo ed un inizio di campionato al di sotto delle attese non avevano fatto trovare. I giocatori, dal punto di vista dell’applicazione e della dedizione, hanno mostrato una bella attitudine, ma chiaramente i problemi strutturali di fondo rimangono: questo organico nasce con un budget molto limitato e con qualche errore di valutazione legato alle potenzialità dei singoli e all’aver sottovalutato la forza di questo campionato. Si è cercato di tirare fuori il meglio da ognuno, la qualità del nostro gioco è migliorata, ma questo non significa aver lasciato alle spalle i nostri problemi. Per una squadra come la nostra, che lotta per la salvezza, in ogni partita è necessario giocare in modo diverso rispetto a quanto fatto nelle ultime due gare. Ora dobbiamo abbassare la testa, tornare a lavorare e trovare l’equilibrio che ci aveva contraddistinto nelle ultime settimane.

-A suo avviso il campionato è falsato dal Covid? Avrebbe in mente qualche soluzione in merito?
-E’ presto parlare di campionato falsato, perché mi auguro che la situazione in cui stiamo vivendo adesso possa far parte di un periodo circoscritto, che la situazione migliori e che i protocolli vadano sempre più in una direzione, tale da avere consapevolezza dell’incidenza che questa sintomatologia ha su atleti e squadre. Per quanto riguarda il futuro non ho la sfera di cristallo, ma, se dovesse ripetersi questa situazione nel tempo, è chiaro che anche i risultati del campo subirebbero dei condizionamenti, che finirebbero per falsare il risultato. Non ho delle soluzioni da proporre, perché rimandare gare impatta il calendario europeo delle italiane e non sarebbe possibile rimandare il campionato, a causa delle finestre nazionali primaverili ed estivi. Potremmo pensare, per quanto riguarda le retrocessioni, di ripristinare un playout, come si usava un tempo, quindi non parlare più di retrocessioni dirette, ma giocare partite valide per la permanenza in A1 in un momento della stagione in cui ci auguriamo che la situazione sia migliorata. Ad oggi dobbiamo solo contenere l’impatto del Covid ed allenare le nostre squadre a reagire alle difficoltà.

-Che squadre pensa siano da battere in vista della lotta salvezza?
-Le squadre da battere saranno tendenzialmente quelle che, già adesso, sono in grossa difficoltà e che, ogni giornata, si alternano in quanto a risultati, dimostrando che siamo in un campionato in cui regna l’incertezza, in cui il confine tra l’essere una squadra che lotta per i playoff ed essere una che lotta per la salvezza è molto labile. La differenza tra chi giocherà le Final Eight di Pesaro e le squadre considerate pericolanti è molto sottile. Fermiamoci a questo lotto di squadre, quindi noi, Cremona, Varese e Fortitudo Bologna, che, più delle altre, sembriamo coinvolte in questa lotta. Nessuno, però, in Italia, può dormire sogni tranquilli: sarà il campo a decidere.

-Durante il corso della prossima giornata, alla Vitrifrigo Arena, arriverà Treviso, una squadra che si trova a metà via tra la lotta per la salvezza e la zona playoff e che ha avuto un andamento di stagione estremamente variegato. Su quali aspetti lavorerà con la squadra questa settimana in vista del match contro la Nutribullet?
-Saremo concentrati sul rigenerare la quadra, che ha dimostrato di aver pagato lo stop causato dalla pandemia; prima del match contro l’Olimpia Milano ci siamo allenati solo due giorni e non giocavamo una gara ufficiale dal 26 Dicembre, e questo fornisce una dimensione di quelle che saranno le nostre priorità. Cercheremo di recuperare i nostri equilibri, di lavorare sul nostro gioco e di prepararci ad affrontare una squadra impegnativa come Treviso, di cui ho apprezzato il percorso negli anni ed, in particolare, in questa stagione dove, per la prima volta, si sta misurando con un palcoscenico europeo, guidata da una diversa gestione e lo sta facendo brillantemente. Hanno avuto accesso alle top 16 di Champions League, ora stanno affrontando un momento difficile a causa della pandemia, ma giocano una pallacanestro piacevolissima, sono ben allenati e hanno buone individualità, sia straniere che italiane, come Akele e Bortolani. Sembravano destinati a giocare le Final Eight di Coppa Italia, poi, forse a causa dei tanti impegni ravvicinati, sono incappati in un momento di down, che è costato loro le prime otto posizioni, ma, dovessero tornare quelli di inizio stagione, si candiderebbero ad essere protagonisti del nostro campionato.

-La sua carriera da allenatore inizia nel 1983, quando cominciò ad allenare le giovanili del Basket Grosseto, poi tante vittorie con tante squadre diverse, fino ad arrivare ad essere il coach di Pesaro e della nazionale lettone. Ci può descrivere il connubio che i crea allenando una squadra di club ed una nazionale ed, in generale, che cosa significa essere commissario tecnico di una nazionale?
-La mia carriera inizia a Grosseto, poco più che diciottenne, in cui giocavo e allenavo, spinto dall’intuizione del mio professore di educazione fisica del liceo. La mia carriera si è dipanata lontano da casa e ho fatto esperienze importanti a livello giovanile, che mi hanno permesso di iniziare la mia carriera a livello professionistico nel ‘96 e poi di allenare squadre importanti all’estero. E’ stato bello aver allenato in campionati importanti come quello tedesco, russo e greco, ma ora mi sento particolarmente coinvolto in questa esperienza con la nazionale lettone. La Lettonia era un paese che conoscevo poco; sono arrivato in un momento di disorientamento della federazione e di tutto il basket lettone, complice la mancanza di risultati. Penso si possa investire su giocatori giovani di qualità, oltre che, ovviamente, su quelli che giocano in Nba. Le generazioni 2000, 2001 e 2002 possono farci raggiungere risultati importanti. Il mio sogno è quello di portare la nazionale ai mondiali e siamo partiti col piede giusto nel girone di qualificazione, battendo la Slovacchia e perdendo solo di un punto a Belgrado. Possiamo giocare un basket gradevole ed efficace.