Olimpia on the road: Berlino

Olimpia on the road: Berlino

Tarczewski è appena diventato il primo giocatore nella storia dell’Olimpia ad aver giocato 100 partite in EuroLeague con la maglia biancorossa.

Questa è la sua quinta stagione all’Olimpia, Milano è un po’ diventata la sua seconda casa, forse addirittura la prima. Ha trascorso più tempo a Milano che a Tucson, in Arizona, dove ha frequentato il college. E’ un fatto raro in assoluto, ma per un giocatore americano di stanza in Europa è quasi unico. Però Kaleb Tarczewski è uno che lavora, non si ferma mai, generoso, un uomo spogliatoio, un uomo squadra perfetto. Ha vinto lo scudetto del 2018 da protagonista, ha vinto tre volte la Supercoppa, è il primo schiacciatore della storia dell’Olimpia, anche se ora è meno appassionato di una volta di questo tipo di tiro. Ha superato quota 800 punti segnati in maglia Olimpia, ha valicato i 600 rimbalzi, è il primo rimbalzista di sempre in EuroLeague ed è appena diventato il primo giocatore nella storia dell’Olimpia ad aver giocato 100 partite in EuroLeague con la maglia biancorossa.

Dopo la partita con Valencia, tutti i giocatori dell’Olimpia hanno firmato il pallone della gara e prima di partire per Berlino hanno regalato a Kaleb una stampa che ricorderà l’impresa. “Vlado Micov presto mi raggiungerà, ma sono lo stesso stato il primo e questo nessuno potrà portarmelo via”, diceva alla partenza con il sorriso stampato sul volto. A Berlino verrà tagliato un altro traguardo. Kyle Hines giocherà la sua partita numero 300 in EuroLeague. Dal punto di vista di Milano, è un traguardo meno rilevante perché tagliato attraverso le stagioni trascorse a Bamberg, Atene e soprattutto Mosca. Ma individualmente è un traguardo eccezionale. Hines è il settimo a tagliarlo (praticamente assieme a Sergio Llull) ma è il primo americano a riuscirci.

Dopo una settimana trascorsa a fare i conti con la neve e le incertezze sul ritorno dalla Spagna, l’Olimpia ha lasciato di nuovo Milano mentre la città era baciata dal sole e con la temperatura improvvisamente alta rispetto agli standard di gennaio. E’ stato un volo di un’ora e tre quarti complessivi, una delle trasferte più corte della stagione. In un’epoca normale, sarebbe stata una trasferta per tanti tifosi milanesi, come accaduto in passato, anche l’anno scorso. Berlino è vicina, bella, ricca di posti suggestivi. Si poteva arrivare qui, visitare la Porta di Brandeburgo, fotografare la Colonna della Vittoria, Check-Point Charlie, il Palazzo del Reich, spendere una mattina allo zoo di Berlino e infine andare a tifare Olimpia nell’arena che sorge vicinissima ai resti del Muro. Sentire da lontano il grido “Milano, Milano” all’estero faceva sempre effetto. Purtroppo, non è ancora possibile ascoltarlo.

A Berlino, il tempo non è identico a quello di Milano. Fa freddo, c’è vento, piove ma insieme all’acqua scende anche ghiaccio. Il gruppo impiega 18 minuti esatti per atterrare, sbarcare dall’aereo, arrivare al pullman, ricevere i bagagli e partire. In un’altra mezz’ora, si arriva in hotel, a due passi letteralmente dallo zoo di Berlino.

In alto, alla Mercedes-Benz Arena, spicca ancora oggi la maglia ritirata di Wendell Alexis, la numero 12. L’Alba vinse proprio con Milano la sua unica coppa internazionale, la Korac del 1995 quando ad allenarla era Svetislav Pesic e in campo la stella era appunto Alexis, in una delle sue versioni migliori. Prima di venire a Berlino e fare la storia, Alexis era stato l’americano che contese all’Olimpia il memorabile scudetto conquistato a Livorno nel 1989. Quel pomeriggio infuocato Alexis segnò 32 punti, giocando una delle migliori prestazioni della storia della finale a dispetto del risultato. L’altra maglia ritirata è quella di Henrik Rodl, la guardia tedesca che giocò a North Carolina vincendo un titolo NCAA prima di tornare a casa.

L’Olimpia si è allenata alle 11.30. Nel trasferimento ha visto il Museo del Muro e il vecchio Palazzo della Stasi, perché l’arena è collocata nella parte est della città. Visto il poco tempo a disposizione per preparare la gara non è stata una semplice seduta di tiro, ma c’è stato spazio anche per un po’ di tattica. Alle 12.20, il rientro in hotel, tragitto lungo quasi trenta minuti per il pranzo e poi l’attesa.

Fonte: Olimpia Milano.