Sulle note di “Chariots of Fire”, colonna sonora di “Momenti di Gloria”, ha percorso la distanza che dal tunnel l’ha portato al centro del campo, con un breve “detour” per prendere per mano la moglie Laura. Poi da consumato attore, Coach Dan Peterson si è rivolto al pubblico. “Questo è il giorno dei ringraziamenti. Ai miei campioni perché senza di loro questo giorno non sarebbe stato possibile. Ai miei assistenti, Guglielmo Roggiani e Franco Casalini. Alla società Olimpia del passato, chi ha lavorato in ufficio, un’altra grande squadra, poi Adolfo Bogoncelli che mi ha voluto qui, Toni Cappellari che ha gestito il mio trasferimento da Bologna, Cesare Rubini, sempre nel mio angolo, che è stato una grande spalla, la famiglia Gabetti, il Cavalier Giovanni che ha comprato la società, il mio Presidente Gianmario Gabetti, e il mio ultimo presidente Lello Morbelli. E Giorgio Armani che mi ha rivoluto qui nella stagione 2010/11 dandomi modo di correggere l’errore che commisi ritirandomi troppo presto. E va ringraziato per quello che fa per lo sport italiano, per la squadra olimpica, per il basket italiano: la sua presenza è un biglietto da visita impagabile. E per quello che fa per la nostra Olimpia Milano. L’ha salvata prima come sponsor, poi come proprietario, riportandola ai vertici del basket italiano ed europeo. Mia moglie qui, un grande sostegno. E infine, ultimi ma non ultimi, i tifosi. Voi. Per il sostegno, come quello dei media. Anche nei momenti difficili. Siete stati sempre il nostro sesto uomo, dal primo anno della mitica Banda Bassotti fino all’ultimo, quello della rimonta contro l’Aris. Senza di voi non ce l’avremmo fatta”.
Poi è stato raggiunto a metà campo per consegnargli formalmente la maglia numero 36 da dieci dei suoi grandi campioni, Dino Meneghin, Roberto Premier, Renzo Bariviera, Vittorio Ferracini, Franco Boselli, Dino Boselli, Fausto Bargna, Tullio De Piccoli, Mario Governa, più il preparatore atletico Claudio Trachelio, il general manager Toni Cappellari, il Presidente Gianmario Gabetti. E in tribuna c’erano Paolo Casalini, fratello di Franco, e l’avversario di 38 sfide, Valerio Bianchini.
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