Dopo l’esperienza a Capo D’Orlando agli inizi della sua carriera, Nikola Ivanovic è tornato in Italia in estate ed è diventato da subito uno dei leader della Germani Brescia. Quest’oggi il montenegrino è il protagonista settimanale della rubrica “5 domande a…”
Cinque vittorie e terzo posto ex-aequo con Milano, Trapani e Trieste. Questa prima parte di stagione sembra aver dato i suoi frutti sia in termini di risultati sia in termini di ritmo, ti aspettavi un inizio del genere?
Prima dell’inizio della stagione non avevo grandi aspettative: non sapevo cosa aspettarmi perchè non ho guardato tanto la LBA negli anni passati e non sapevo come fosse la lega, ma ho parlato con gli altri ragazzi della squadra e mi hanno parlato di quanto sia un campionato molto equilibrato, tante squadre con le medesime qualità. Abbiamo giocato una partita contro Milano che abbiamo perso solo all’ultimo tiro; il match con Scafati è stato molto duro e sarebbe potuto finire in un altro modo se il loro tiro sulla sirena fosse entrato; tuttavia, abbiamo avuto un solo match davvero brutto che è stato quello contro Trapani, dove ci hanno surclassato. In generale siamo davvero soddisfatti perchè anche quando non giochi bene, se i risultati sono positivi, sei felice. Stiamo bene e ci sentiamo bene, tutti i giocatori si sentono coinvolti e fino ad ora sta andando tutto come volevamo.
La tua esperienza e il tuo talento sono diventati velocemente degli elementi chiave nello scacchiere di Brescia, così coach Poeta si è potuto affidare al trio Bilan-Della Valle-Ivanovic. Che tipo di rapporto stai costruendo con tutti loro?
In estate sono stato il primo nuovo acquisto ad essere firmato, la società ha voluto cambiare tanti elementi e ha costruito un nuovo roster il nostro allenatore. Hanno però deciso di tenere Miro, secondo me un top five della Lega, oltre ad essersi classificato secondo nella corsa all’MVP nella scorsa stagione e Amedeo, uno dei migliori italiani del campionato. Per me non è affatto difficile giocare con loro, ci capiamo molto bene. Una cosa che voglio davvero enfatizzare è il fatto che questa è la squadra più matura in cui abbia mai giocato e onestamente lo adoro: puoi metterti d’accordo coi ragazzi, tutti sono pazienti e ci capiamo senza problemi; il mio lavoro è molto più facile perchè tutti sanno come giocare e come comportarsi in campo. L’intesa tra me e coach Poeta si era già creata in un certo senso nelle occasioni in cui ci eravamo affrontati da avversari, perciò quando sono venuto qui è stato semplice entrare all’interno dei suoi meccanismi. Vorrei spendere però una parola anche per David Moss, perché mi sta aiutando davvero tanto e perché mi ha fatto subito sentire parte del gruppo.
La tifoseria di Brescia è una delle più calde della Serie A e allo stesso tempo una di quelle che si affeziona subito ai propri beniamini. Secondo te, il loro affetto e il loro calore nei vostri confronti è dovuto a qualcosa in particolare?
Sono arrivato qui dopo aver giocato per dieci anni nei Balcani, quindi per me è diverso: ogni volta che interagisco con qualche tifoso penso tra me e me “wow, che persone carine!” ed è tutto un pochino strano per me [ride, ndr]. Ovviamente sono molto appassionati e calorosi, all’inizio passeggiavo e basta mentre adesso, dopo un mese o due, a volte le persone si avvicinano per strada e parliamo per un pochino della partita mentre prima non era così. Onestamente sono fantastici, soprattutto nei match fuori casa, perchè Brescia si trova in un’ottima posizione per quanto riguarda i viaggi: è tutto raggiungibile con l’autobus in un’ora e mezza, massimo due, quindi un sacco di gente viene alle partite in trasferta e crea un’atmosfera davvero bella, ci aiutano davvero tanto.
Nel 2017, un giovane Nikola Ivanovic fece il suo debutto nel campionato italiano a Capo D’Orlando e nel 2024, un più maturo Nikola Ivanovic ha fatto il suo ritorno dopo aver giocato in EuroCup, in EuroLega e dopo aver raggiunto numerosi traguardi. Se oggi potessi “affrontare” uno contro uno in una conversazione la tua versione più giovane, cosa gli diresti?
“Sii paziente”. La pazienza non è una virtù che mi appartiene, non sono una persona paziente e nel corso della mia carriera ho sofferto molto a causa della mia poca pazienza e del non vedere subito i risultati. Adesso, anche se qualcosa va storto non lascio che mi turbi, perché dopo tutti questi anni so che è solo questione di tempo prima che le cose belle capitino di nuovo, quindi gli direi solo “sii molto più paziente.” Sin da quando ero giovane ho capito che il basket mi è stato regalato da Dio, non nel senso di essere il miglior giocatore del mondo, ma per la possibilità di poter condurre una vita davvero bella grazie alla pallacanestro, poter essere felice quando gioco. Ciò che cerco di fare adesso, a quasi 31 anni, è essere sempre grato perché a volte ci dimentichiamo che la nostra è una vita meravigliosa.
Non sei una persona molto social, anzi passi il tempo libero insieme alla tua famiglia. Ami giocare con tuo figlio Bogdan, una bimba è in arrivo, perciò come riesci a bilanciare la vita da papà a tempo pieno e quella da giocatore professionista?
Amo la mia famiglia e la pallacanestro, ma a volte sono davvero esausto; però quando sei così stanco, in qualsiasi ambito, devi essere tu stesso a dare una spinta decisa per andare avanti. Quando mi sento effettivamente privo di energie, sono io a darmi la carica per essere felice e per pensare positivo; so che devo farlo prima di giocare una partita e so che devo farlo per il bene della mia famiglia. Nella stagione passata, con quello che stava capitando in Russia, non era sicuro far viaggiare la mia famiglia; quest’anno invece è tutto molto più tranquillo e ci sono voli low cost che collegano Milano, Bergamo e Podgorica – la mia città natale – in circa un’ora e mezza. Per me questo è un grosso aiuto, perché sapere che la mia famiglia può tornare a casa e poi raggiungermi in così poco tempo, mi fa stare davvero tranquillo. Qui a Brescia sembra tutto un sogno: le belle giornate ci stanno permettendo di sfruttare il tempo libero per stare tutti insieme, andare al parco per far giocare il bambino, fare passeggiate tranquille in giro per la città, perciò sto trascorrendo parecchi momenti con la mia famiglia e questo mi rende felice. Vincere anche rende tutto più positivo, è vero, però non ho una singola parola negativa per descrivere ciò che sto vivendo qui.
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