Luca Banchi, coach della Lettonia e miglior allenatore della FIBA Basketball World Cup, ha parlato dell’esperienza in Asia con la nazionale e del bagno di folla al ritorno a Riga con migliaia di persone che hanno osannato la squadra.
Queste le parole del coach grossetano a La Nazione.
“La nostra è una professione che ci abitua a picchi di esaltazione e ad altrettanti momenti di delusione, però effettivamente ho vissuto e sto vivendo un momento straordinario della mia carriera, soprattutto perché mi sento realizzato per il compito che mi era stato affidato, ovvero di riportare l’entusiasmo per il basket in Lettonia e soprattutto la Nazionale agli standard che merita. Sono arrivato qua due anni e mezzo fa in un ambiente che stava vivendo un forte stato di prostrazione. Dal 2017 la Lettonia mancava dai Mondiali, qui i giovani talenti, e ce ne sono, vanno via prestissimo. Il basket insomma aveva perso di interesse. Abbiamo incominciato a lavorare dal basso, andando a vedere partite anche nei campi di provincia e fare camp e clinic con il mio staff anche nelle piccole realtà, e alla fine siamo riusciti nell’obiettivo. Ma non mi sento affatto un eroe nazionale” ha detto Banchi.
“Mi rimane l’immagine della squadra, trasportata su un pullman scoperto, osannata tra due ali di folla lungo tutto il percorso, 10 chilometri, che va dall’aeroporto al centro di Riga. L’emozione per il discorso che ho pronunciato davanti a migliaia di persone in piazza della Riga, e sono contento che in questa occasione fosse con me anche la mia famiglia” ha aggiunto l’allenatore.
“Faccio una vita da zingaro da 22 anni, ma su questo non transigo. Non ho una laurea da sbandierare, ma dei principi forti che mi ha dato la mia famiglia. Che ringrazio perché, come dice un proverbio africano, mi ha dato le ali per volare, ma anche le radici per tornare”.
Commenta
Visualizza commenti