Banchi: Lavoro 12 ore al giorno per far funzionare la squadra, grande impegno per staff e giocatori

Banchi: Lavoro 12 ore al giorno per far funzionare la squadra, grande impegno per staff e giocatori

Su Messina: L'ho detto e lo ripeto. Chi se ne frega se qualcuno la prende male. Per quelli della mia generazione Messina è un punto di riferimento. Lo era, lo è e lo sarà sempre.

Luca Banchi, coach della Segafredo Virtus Bologna reduce dal convincente successo in Supercoppa, ha rilasciato un’intervista a Il Foglio alla vigilia del debutto in LBA – in programma domani sul campo della Givova Scafati-.

Impossibile non parlare del rapporto con il suo predecessore Sergio Scariolo.

“Sergio è stato il primo ad offrirmi di fare il grande salto. Lo avevo conosciuto ad un corso allenatori dove ero stato il suo miglior allievo e lui mi disse che avevo le caratteristiche per farlo come lavoro. Quando divenne capo allenatore a Pesaro mi chiese di far parte del suo staff. Presi un treno e andai a Pesaro. Credevo di sognare. Mi offriva di lavorare con lui, con gente come Costa, Magnifico, con una squadra che aveva vinto lo scudetto e sarebbe andata al McDonald’s open a confrontarsi con la Nba. Tutto quello che sognavo era lì a portata di mano, ma non accettai. Ebbi la forza di dire: forse è troppo per me. Ho preferito restare con le giovanili del Don Bosco a Livorno con cui poi vinsi tre scudetti juniores e fui chiamato a fare il capo allenatore. Non so se ho fatto bene…”.

Un settembre da ricordare.

“E’ stato un mese surreale che potrei anche definire indimenticabile, ma nello sport come nella vita dobbiamo essere
pronti a tutto. Il tempo del volo e scopro che la Virtus aveva esonerato Scariolo e cercava me per sostituirlo. Ci ho pensato un po’, prima di venire alla Virtus. Mi sono confrontato con la famiglia. Ho ancora un contratto fino al 2025 con la Lettonia e una stagione da più di 80 partite tra campionato ed Eurolega con la Virtus mi avrebbe stravolto la vita. Anche perché so bene le ambizioni del club e della proprietà. Mi sono dovuto guardare dentro e capire di essere pronto. Il cuore spingeva in una sola direzione, ma queste scelte vanno fatte anche con un briciolo di raziocinio”.

La nuova sfida.

“Arrivare dopo Sergio mi aiuta ad allenare e decifrare la squadra perché lo conosco molto bene, ne condivido molti pensieri, la visione del gioco. La sua pallacanestro ha una struttura molto sofisticata, lui è esigente e io sto lavorando 12 ore al giorno per far funzionare la squadra con staff e giocatori che si stanno impegnando allo spasimo. A me spetta solo di non rallentare il flusso cominciato con Sergio. Questa squadra sarà sempre un po’sua e di Sasha. C’è molto di loro, come ovviamente del dottor Zanetti, di Baraldi e di Ronci. Spero di essere degno di tanta qualità”.

Le recenti parole su Ettore Messina.

“L’ho detto e lo ripeto. Chi se ne frega se qualcuno la prende male. Per quelli della mia generazione Messina è un punto di riferimento. Lo era, lo è e lo sarà sempre. Per quelli della mia età lui e Sergio sono quelli che hanno dato rispettabilità e credibilità agli allenatori italiani. Prima ci sono stati Paratore, Primo, Gamba, Bianchini, Peterson che ha modificato il ruolo e il modo di interpretarlo. Ma per noi i modelli sono Scariolo e Messina e sono convinto che di fianco a loro avrei ancora da imparare. E poi in America si usa è solo in Europa che si tende a non capire perché un capo allenatore torna a fare il vice”.

Tanto rispetto per il coach dell’Olimpia Milano, ma in campo si scende sempre per vincere.

“Una volta però non basta…l’anno scorso Milano e Bologna si sono affrontate dieci volte. Siamo 1­-0, speriamo di
continuare così”.