Le peggiori trade “lose-lose” nella storia della NBA moderna

Questi sono alcuni tra gli scambi peggiori effettuati negli ultimi quattro decenni che hanno avuto esiti negativi per tutte le squadre coinvolte

Anni 2000

La Trade: il 23 Febbraio 2005 i Sacramento Kings cedono Chris Webber, Matt Barnes e Michael Bradley ai Philadelphia 76ers in cambio di Kenny Thomas, Brian Skinner e Corliss Williamson.

Webber era il miglior giocatore in alcune versioni di alto livello dei Kings nei primi anni 2000, e viaggiava ancora a 21,3 punti, 9,7 rimbalzi e 5,5 assist di media nel momento in cui Sacramento lo cedette a Philadelphia nel 2005.

L’obiettivo dei Sixers era quello di affiancare Webber ad Iverson per tentare un nuovo assalto alle Finals.

Sebbene l’intenzione fosse nobile, Webber non fu più lo stesso nel ruolo di secondo violino. La sua produzione precipitò su tutti i fronti, con la sua percentuale dal campo scesa al 42,1% in 114 partite a Philadelphia. I Sixers vinsero appena una partita di playoff nelle tre stagioni con Webber, arrivando alla fine ad un accordo per la buonuscita del cinque volte All-Star nel Gennaio 2007, dopo una serie di infortuni al piede e alla caviglia.

Fu l’inizio della fine anche per Sacramento, considerato che in cambio ricevettero solamente un trio di role-players. Dalla trade di 15 anni fa, Sacramento è riuscita ad arrivare ai playoff in sole due occasioni, zero se si considerano le ultime 13 stagioni.

                   

La Trade: il 6 Febbraio 2008 i Miami Heat cedono Shaquille O’Neal ai Phoenix Suns in cambio di Shawn Marion e Marcus Banks.

Sebbene nel 2004 Miami tirò fuori un’ottima mossa facendo arrivare O’Neal dai Los Angeles Lakers, cederlo ai Suns nel 2008 non portò vantaggi a nessuno.

Phoenix aveva costruito un attacco run-and-gun guidato da Steve Nash ed aveva bisogno di giocatori veloci e atletici. Invece, i Suns acquisirono un trentacinquenne O’Neal che all’epoca pesava oltre 145 kg.

Il general manager dei Suns, Steve Kerr, in seguito ammise l’errore con Bill Simmons di The Ringer:

“Ero un GM giovane. Fu il tipo di mossa che sì, ti giochi tutto, ma allo stesso tempo stai compromettendo le sorti della franchigia nel lungo termine. Fu un errore. Non c’erano validi motivi per farlo. Sapevamo di non essere abbastanza bravi per vincere il titolo. Siamo stati lì per diversi anni. Fermati sempre dagli Spurs. Ma quello fu, diciamo, un affrettato tentativo di fare il botto che non andò a finire bene per noi. Ci abbiamo provato, il che è da ammirare, ma penso che abbiamo compromesso la nostra identità.”

Arrivare a Marion, un 29enne quattro volte All-Star, sembrò un affare per Miami, ma gli Heat lo scambiarono dopo appena 58 partite ai Toronto Raptors in cambio di un Jermaine O’Neal non più nel fiore degli anni.

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Fonte: Bleacher Report.