Torna il Punto di Sportando su LBA Serie UnipolSai. E si parla di campo, più o meno.
Il trionfo di Brindisi
La Stella del Sud diventa Stella d’Italia per aver lanciato un messaggio chiaro a tutte le iscritte: «L’Olimpia Milano è battibile». Nel basket, per fortuna, sui 40’ tutto è possibile, ma dalle parti di Bologna, o Sassari, o Venezia c’è soprattutto da registrarsi la conferma di Brindisi ai primissimi piani della lega. Una rivale in più.
Conferma sì, non sorpresa, anche se, tornando con la mente alla “volata di stracci” dell’addio di Adrian Banks (con annessi e connessi nel resto del roster), ritrovare immediatamente una squadra vincente dalle ceneri di quel che era un reale squadrone da semifinale scudetto, agita sentimenti prossimi allo stupore.
Merito a Nando Marino, in primo luogo. Merito a Frank Vitucci, che è il volto del tutto. Merito a Simone Giofrè, che da anni porta in Italia americani veri, e non raccomandati dall’agenzia di turno, del genere: «Se mi prendi questo, ti dò anche quello».
Parole che ovviamente arrivano oggi, dopo la vittoria su Milano, ma che andrebbero copia/incollate dopo ogni gara di questa Happy Casa, positiva o negativa che sia. Arriva quindi il momento dei paragoni. Troppo facile risalire alla Varese della semifinale con Siena, vista l’analogia dei volti in oggetto.
Meglio pensare alla Trento delle due finali scudetto con Maurizio Buscaglia. Muscoli, chili, aggressività, cattiveria, e talento. Attenzione. Soprattutto per chi voleva giocarsela con Milano, più che per Milano stessa.
La settimana della Virtus Bologna
Difficile esprimersi su quella che è stata la settimana della Virtus Bologna dopo il mancato esordio di Marco Belinelli contro Sassari.
Difficile andare nel cuore dei fatti, se non si è nel cuore della società. Facile, al tempo stesso, parlare di “figuracce” o “teatrini”, dimenticando che in fin dei conti anche il professionismo è fatto delle incertezze naturali dei rapporti umani.
Si può allora saltare il tutto e arrivare alle conclusioni. Ovvero al ritorno di Sale Djordjevic. Come scritto un po’ ovunque, anche Ettore Messina, oggi allenatore della rivale Olimpia Milano, venne esonerato il 9 marzo 2002, per poi essere reintegrato alcuni giorni dopo dal patron Marco Madrigali.
Tempi e durate diverse, con una discesa in campo anche violenta della piazza allora, ma quel che oggi può interessarci è la rilettura che Ettore Messina diede ai fatti anni dopo, nella sua opera «Basket, uomini e altri pianeti».
Quando Messina tornò al timone: «E io lì mi feci fare fesso dall’illusione che sarebbe stato possibile rimettere assieme i cocci di una situazione che invece assieme non si sarebbe mai ricomposta. Perché troppo era stato detto, e ancora di più era stato pensato dalle due parti in causa».
«Sbagliai a tornare, dovevo capire che era finita, accettare la situazione e pensare al futuro. Ma in quel turbinio di emozioni era difficile, molto difficile».
Sarebbe facile porre tutto questo come monito, strumentalizzando quando espresso da Messina per un contesto differente. Non è questo l’intento. Utilizziamo solo un precedente per indicare quelle che sono le vie possibili. Le due vie possibili.
Luca Baraldi ha parlato di un «confronto umano», richiamando al classico «dirsi le cose in facce» senza quei silenzi che alzano muri infiniti. Si può uscirne più forti, ma solo in condizioni di estrema libertà. La libertà di scegliere di andare avanti insieme. Da entrambe le parti.
Quel che oggi sappiamo, è che allora Ettore Messina fu “schiavo” delle emozioni. La verità della Virtus attuale ce la dirà solo il campo.
La fine della Virtus Roma
La fine della Virtus Roma, non del basket a Roma. Come prima cosa. Capiamo la necessità di utilizzare titoloni catastrofisti per raccontare quel che comunque è una catastrofe sportiva, ma non si piò gettare nel calderone della dialettica chi da anni lavora sotto voce per la città, e la pallacanestro.
Un pensiero dunque ad Eurobasket Roma e Stella Azzurra, che tra difficoltà connesse alla disciplina attuale, e al deprimente status delle strutture sportive capitoline, cercano un posto al sole a livelli più alti, nel secondo caso lavorando alacremente sul futuro del gioco (Matteo Spagnolo, per fare un nome, vi dice qualcosa?).
Per il resto, guardiamo avanti, senza ricercare sempre un solo colpevole per illuderci che una volta ingabbiato l’uomo nero il mondo possa essere un posto migliore. Perché non è così.
La Virtus Roma ha rispettato le regole d’ingaggio, venendo meno a quelle del “percorso”. Riscrivere le normative nel pieno di una pandemia era utopistico, perché non si può dire agli astanti «bene, ora non si scherza più» quando nel loro portafogli è rimasto solo l’eco dei soldi di un tempo.
Ma certamente agli astanti di deve dire: «Ora, o mai più». Perché il tempo del cambio delle regole è arrivato ora, con mesi di anticipo rispetto alla prossima stagione. Altrimenti, gli amici dell’uomo nero continueranno ad agire indisturbati per le vie del nostro basket.
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