LBA Serie A, il Punto di Sportando | Il basket si vuole fermare, il CONI morde il freno

LBA a 14 squadre e A2 dimezzata. Questa l'unica strada per trarre dal dramma una piccola occasione per la nostra pallacanestro

Torna il Punto di LBA Serie A, con la sensazione che sia l’ultima volta, per tanti, tanti mesi. E nel dramma di un paese in ginocchio, nel silenzio che urla di Piazza San Pietro, c’è anche l’instantanea di una passione che si ferma. Quella di tutti noi.

Lo scoop de La Gazzetta dello Sport è spiazzante e incontestabile. E ci racconta l’ennesima puntata di una confusione totale. Forse, inevitabile. A due giorni dalla conferenza stampa a “porte socchiuse” del presidente di LBA Umberto Gandini, le righe vergate sul rosa del maggiore quotidiano sportivo nazionale ci dicono una cosa: la FIP ha imposto la chiusura di tutti i campionati.

Nessuna polemica, solo osservazioni. Gianni Petrucci pare aver staccato la spina alla pallacanestro, visto che solo qualche ora fa da personaggi come Umberto Gandini, Luca Baraldi (peraltro accusato da un suo giocatore, Kyle Weems, di mancanza di rispetto e compassione) e Graziella Bragaglio arrivava cautela.

Tuttavia, l’ultima parola spetterà a Governo e CONI. Basti pensare alla piccata reazione del presidente del Comitato Olimpici, Giovanni Malagò, alla decisione della Federugby di annullare la stagione: «Scelta opinabile, ma è chiaro che non abbiano voluto aspettare. Non sono contrario alla scelta della Federazione, ma non condivido il timing. Non hanno voluto aspettare una data condivisa».

Tornando alla pallacanestro, numeri alla mano, non ci saranno problemi come promozioni, retrocessioni e partecipazione alle coppe europee, a prescindere dalle due-tre società che, sempre secondo La Gazzetta dello Sport, potrebbero richiedere l’autoretrocessione.

Oggi alcuni club, che peraltro vivevano sul filo del rasoio da anni con il beneplacito della FIP e una strizzatina d’occhio alle regole, persa la continuità aziendale non avranno possibilità di iscriversi al campionato di appartenenza. E altri non se la sentiranno certo di fare domanda d’iscrizione alle competizioni europee, ECA o FIBA che sia. Cremona e Varese, un anno fa, avevano già dato un segnale.

Questo perché chiaramente molti sponsor, ovvero aziende ferme da settimane, hanno smesso di pagare ora, e non avranno certamente soldi da spendere domani. Una lapide potenziale per i consorzi che oggi tengono in vita alcuni club.

E allora, che le ceneri (quelle vere, quelle in cui oggi siamo stati ridotti da una pandemia infame) siano anima di resurrezione. Siano davvero materia che, spazzata via dal vento, restituisca un terreno di semina più fertile.

Di danni ne sono stati fatti, per anni. E di contraddizioni ne sono state create di più. Pensiamo ad esempio al campionato degli italiani, l’A2, che gli italiani ha “saputo” solo diluirli in una lega anche a 32 squadre, mentre la Serie A arrivava addirittura al 6+6.

Il sogno è una LBA esclusiva, a 14 squadre, perché no. E un campionato cadetto sotto le 20 unità, magari con un solo straniero, ma certamente con un terreno di scontro più probante per il prodotto nostrano.

Certo, bisognerà sopravvivere a questi mesi. Perché staccando la spina oggi, il basket italiano uscirà dalla stampa nazionale per sette mesi. Tanti. Troppi.