Kabengele: “Felice di essere arrivato in un grande club come la Reyer Venezia”

Kabengele: “Felice di essere arrivato in un grande club come la Reyer Venezia”

Le prime dichiarazioni del nuovo lungo della Reyer Venezia, presentato oggi in conferenza stampa presso il Palasport Taliercio

Mfiondu Kabengele, nuovo centro dell’Umana Reyer Venezia, è stato presentato alla stampa al Palasport Taliercio. Fi vestirà la maglia #21. Di seguito le dichiarazioni testuali della conferenza stampa.

Presidente Casarin.

“Grazie per essere qui oggi, con Kabengele abbiamo implementato un roster già di qualità che ci sta dando grandi soddisfazioni come mostra la classifica. Siamo contenti, ma non appagati, il lavoro che la società e la squadra stanno facendo è importante e lavoriamo ogni giorno insieme per migliorarci. Domenica contro Napoli abbiamo una partita importante, chiudere da primi in classifica il girone d’andata ci darebbe una soddisfazione enorme dandoci poi l’occasione di affrontare le partite di Eurocup in cui abbiamo la voglia e l’opportunità di fare bene.

Siamo contenti che Kabengele abbia accettato la nostra proposta, era sotto contratto con una squadra importante come l’AEK Atene, ma ha manifestato grande volontà di firmare con noi. Come ha sottolineato coach Spahija, era il tipo di giocatore che cercavamo ed è una trattativa che abbiamo fatto per tempo. Abbiamo avuto pazienza, non facendoci prendere dalla fretta della situazione e cercando il giocatore che fosse il pezzo giusto per il mosaico che è la nostra squadra.

Vorrei sottolineare che sono 18 anni che abbiamo iniziato questo percorso e che ogni tanto interveniamo nel mercato, la proprietà non ha mai detto un no, è sempre stata propositiva per la società, per la squadra, per la città. Ha sempre voluto una squadra competitiva, dunque un grande ringraziamento va alla proprietà che ha manifestato ancora una volta la disponibilità e la voglia di competere per arrivare fino in fondo. Ci tenevo a ringraziare anche l’agente di Kabengele, Ivan Zoroski, anche grazie alla sua preziosa collaborazione siamo riusciti a portare Mfiondu qui a Venezia”.

Mfiondu Kabengele.

“Sono molto felice di essere qui, ho trovato una grande organizzazione, grande staff, grandi compagni di squadra. Da quando sono arrivato mi sono subito sentito a mio agio, l’organizzazione a tutti i livelli mi ha aiutato all’inserimento. Sono già entrato in confidenza con il gioco, con il club e con la città che ho iniziato a conoscere in questi primi giorni”.

Come ti descriveresti e cosa puoi portare alla squadra?

“Ho a disposizione un grande corpo che si muove molto bene, porto in campo tanta energia, sono un giocatore che ama correre e in fase difensiva posso coprire più posizioni. Credo inoltre di essere un buon rimbalzista. Metterò a disposizione tutte queste caratteristiche per aiutare la squadra e migliorare”.

Quali sono stati i motivi che ti hanno spinto a venire a giocare a Venezia?

“Ho parlato con il mio agente dei diversi scenari che potevano prospettarsi, quando c’è stata la possibilità di venire a giocare per Reyer mi è stata descritta come un grande club con un’ottima reputazione e questi primi giorni non hanno fatto altro che confermare questa cosa, per cui sono molto contento”.

Quali sono le differenze tra il basket europeo e quello americano?

“La differenza tra America ed Europa è che in America probabilmente c’è più atletismo e fisicità, ma mi sento di dire che a livello di qualità di gioco e tipologia le due pallacanestro si possono assomigliare”.

Avevi già incontrato qualche tuo compagno di squadra qui in Reyer?

“Avevo già incontrato Aamir Simms perché al college abbiamo giocato contro diverse volte. Conoscevo di nome Barry Brown Jr ed Alex O’Connell perché giocavano in due università importanti. Ovviamente conosco Kyle Wiltjer che è canadese come me, anche se abitiamo ai poli opposti del Canada”.

Hai avuto l’occasione di veder giocare tuo zio Dikembe Mutombo?

“Ho visto tante partite di mio zio, io sono nato nel 1997 e mi ricordo le prime partite che ho visto dal vivo sono state le finali che ha giocato con i 76ers a Philadelphia nel 2001. Quando lui ha giocato a Houston nella parte finale della carriera, io ero già alla High School e ho avuto l’opportunità di conoscere Yao Ming e Tracy McGrady e ogni volta che giocava a Toronto che è la mia città non ho mai perso occasione per andarlo a vedere”

Hai un giocatore a cui ti ispiri?

“Non giochiamo lo stesso ruolo, ma Kobe Bryant è un giocatore a cui mi ispiro. Sono sempre stato affascinato dalla sua etica del lavoro, aveva un fisico e delle mani fuori dallo standard NBA ma grazie al lavoro e al fatto che ha elevato il suo corpo, sappiamo tutti dov’è arrivato. Questa è una cosa che mi ha sempre affascinato di lui, il fatto di essere arrivato in alto grazie all’etica del lavoro”

Sei scaramantico?

“Ho una routine pre partita che prepara la mia mente e il mio corpo alla gara, ma anche se non la faccio tutta va bene lo stesso perché non sono superstizioso”

Hai scelto il numero 21 per un motivo particolare?

“Il numero 21 è un numero che mi è sempre piaciuto, Kevin Garnett lo ha indossato ed è uno dei miei giocatori preferiti, ma soprattutto era un numero disponibile”

Cosa pensi del campionato italiano?

“Il mio agente me lo ha descritto come un campionato con molto flusso dove il pace è molto alto e si gioca con molta velocità e credo che si adatti bene al mio gioco. A me piace giocare in contropiede e sfruttare i mismatch”.

Sei qui da pochi giorni, ma cosa ti ha colpito di più della squadra?

“La cosa che mi ha colpito di più è stata l’accoglienza e il fatto che ho trovato un grande gruppo. Tutti mi hanno dedicato del tempo per aiutarmi nell’inserimento. Coach Spahija mi aveva detto che avrei trovato delle grandi persone, ma è chiaro che gli allenatori parlano sempre bene della propria squadra. Devo dire che tutti sono stati super, i miei compagni mi hanno già portato a vedere Venezia, Kyle mi ha dato delle scarpe… sono qui da pochi giorni ma mi sento qua da più tempo”.

Visto che sei stato a Venezia, qual è la cosa che ti ha impressionato di più?

“L’architettura è la cosa che mi ha lasciato a bocca aperta. Sono rimasto impressionato perchè in America dopo dieci anni solitamente ricostruiscono, a Venezia ci sono palazzi storici che sono lì da centinaia di anni e i dettagli della città mi sono saltati subito all’occhio. E’ veramente una città incredibile”.