Maurizio Ragazzi tornerà in campo all’ Old Star Game nella città che gli è rimasta nel
cuore. L’ex giocatore bolognese, giunto a Napoli nel 1983 e ripartito nel 1990 con
una breve interruzione nel 1985/86, è già sceso in campo nell’edizione 2020 a Treviso
nel Tour Itinerante organizzato da Ale Nava che il prossimo 25 settembre farà tappa
al PalaBarbuto con la collaborazione delle società Napoli e Scafati Basket.
I biglietti sono disponibili con la formula “Special Price 10” on line su Vivaticket al
link http://www.vivaticket.com/it/Ticket/old-star-game-2022-il-ritorno-dei-miti-nel-
derby-campano/188946 ed in tutti i punti vendita abilitati in Italia. Un unico biglietto
(contatore biglietti venduti consultabile sul sito www.oldstargame.com) al prezzo
promozionale di 10 euro (escluse commissioni) Under 18 a 1 euro per tutti i settori in
ogni ordine di posto per favorire la raccolta fondi a favore del Charity Partner,
Officina Creativa- Made in Carcere, sostenuta da Santo Versace.
Per i tifosi ci sarà la possibilità di entrare a far parte del Roster di Napoli o Scafati
con l’Experience messa all’asta sulla piattaforma Charity Stars. Il tifoso che si
aggiudicherà il premio, potrà vivere l’emozione di scendere in campo con i Miti e
giocare il Givova Old Star Game 2022 con una maglia personalizzata.
Link
A Napoli Riccio tornerà molto volentieri, vista l’importanza che attribuisce al suo
periodo di militanza in città per la formazione personale :
A Napoli ho vissuto gli anni più importanti, e allo stesso tempo più belli, della mia
carriera. Il contesto in cui la società operava, con difficoltà costanti per quanto
riguarda le palestre ed il palasport “Mario Argento”, era legato ad un sistema
logistico e culturale della città che non faceva sconti a nessuno. La soluzione per
quanto mi riguarda è stata quella di adattarsi, con grande spirito e divertimento ma
anche grande spirito di appartenenza. Attraverso queste esperienze mi sono formato:
gli anni a Napoli mi hanno fortemente indirizzato, spingendomi ad essere la persona
che sono oggi nel bene e nel male. Anni molto formativi, nel senso più positivo del
concetto.
Negli anni ’80 i problemi logistici erano tali che Napoli Basket e Napoli Calcio
dovevano lavorare insieme: com’era allenarsi con Diego Armando Maradona?
Per problemi logistici il martedì ci allenavamo allo stadio San Paolo con il Napoli
Calcio. Diego lasciava tutti a bocca aperta al suo arrivo in campo: non sempre era
puntualissimo, ma portava una sprizzata di allegria salutando tutti lui per primo,
segno di educazione e rispetto anche di chi non era all’altezza della sua notorietà. Per
come l’ho conosciuto io un grande affabulatore e un’ottima persona, lascio ai
rotocalchi il resto.
A Napoli ha vissuto anni belli a livello personale, ma anche sul piano dei risultati
sportivi sono state stagioni soddisfacenti..
Per i mezzi che il presidente De Piano si poteva permettere abbiamo vissuto annate
positive. Arrivai al primo anno di serie A dopo la promozione con la conferma dei
due americani dell’A2: i rinforzi non erano di nome, l’unico con trascorsi importanti
era Cordella, eppure disputammo subito un campionato di buon livello. Tornai nel
1986 con una squadra molto forte che salì ai playout con due ottimi americani più
Marco Bonamico e Stefano Sbarra: non salire sarebbe stato un mezzo fallimento.
Grandi giocatori ma anche grandi allenatori…
Da Arnaldo Taurisano a Mirko Novosel fino allo stesso Tonino Zorzi, al quale sono
molto riconoscente: con lui ebbi grandi scontri a livello verbale e comportamentale,
ma la sua pazienza nell’insegnarmi a dispetto di un rapporto burrascoso è stata
importante per la mia crescita.
Il basket a Napoli ha vissuto svariate vicissitudini, la realtà attuale della società del
presidente Grassi può essere quella giusta per dare continuità?
Le vicissitudini sono state talmente tante che faccio confusione nel trovare un filo
conduttore, e mi spiace notare l’interruzione del filo tra le varie realtà che si sono
succedute a Napoli. La storia non va mai abbondonata: il pubblico che oggi segue il
Napoli Basket deve sapere che in passato ci sono state la Partenope, il Basket Napoli,
la Carpisa e gli anni di Pozzuoli in mezzo. Chi ha interrotto quella storia non ha fatto
bene; mi auguro che questa nuova realtà con alle spalle grandi imprenditori ed una
famiglia importante possa riavvolgere il gomitolo e ricreare quel filo conduttore
indispensabile per la storia del basket cittadino.
L’occasione per creare quel filo può essere l’appuntamento del 25 settembre?
Assolutamente sì: è la terza volta che vi partecipo dopo Bologna e Treviso. Per me
quella di Napoli sarà la più sentita, ma la bella idea coniata da Ale Nava è una
iniziativa molto valida che meriterebbe continuità anche dopo l’evento. Dovrebbero
essere più sollecitate dalle realtà locali, cercando chi poi dia seguito all’evento non
disperdendo quel patrimonio di entusiasmo che si crea.
Quale messaggio lancia ai tifosi di Napoli per stimolarli a venire a vedere il Givova
Old Star Game al PalaBarbuto?
L’occasione è ghiotta per riannodare anche tra la gente i fili del passato. Ognuno ha la
sua generazione: non possiamo chiedere a un ragazzo che veniva a vedere la Carpisa
si sentirsi legato alla Partenope o al Basket Napoli che non conosce. Dovremo essere
noi protagonisti dell’Old Star Game, protagonisti di epoche diverse, a trasmettergli la
curiosità di scoprire tutta la storia del basket in città. A livello personale mi farebbe
piacere rivedere come special guest qualche giocatore della Juve Caserta: negli anni
’80 il derby campano era sentito, ma entrambe le squadre rappresentavano il Sud.
C’era complicità ma soprattutto amicizia, anche perchè spesso eravamo ospiti della
Juve e del dottor Maggiò che ci permetteva di allenarci a causa delle difficoltà
logistiche a Napoli: mi mancherebbe molto non rivedere almeno qualcuno di loro.
Ufficio Stampa Old Star Game
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