I libri più sopravvalutati e sottovalutati di Charles Dickens

Charles Dickens ha lasciato un'impronta profonda nella letteratura inglese ma non tutte le sue opere meritano la stessa corona

Quando la fama oscura la sostanza

Charles Dickens ha lasciato un’impronta profonda nella letteratura inglese ma non tutte le sue opere meritano la stessa corona. Alcuni romanzi godono di una reputazione che non sempre rispecchia la loro reale qualità mentre altri restano nell’ombra nonostante il loro valore narrativo. La notorietà di Dickens spesso viene ridotta a poche opere iconiche ma l’autore era più sfaccettato di quanto si creda.

“Oliver Twist” per esempio ha conquistato l’immaginario collettivo con la sua Londra grigia e la fame dei suoi orfanelli ma la trama lineare e i personaggi scolpiti in un solo tratto lo rendono prevedibile. A confronto “Dombey and Son” offre riflessioni più mature sui legami familiari e sul capitalismo in modo meno teatrale e più incisivo. Eppure resta lontano dalle luci della ribalta.

Gemme trascurate e trofei immeritati

Esistono romanzi che per ragioni di tempo moda o scuola si sono fissati nel canone mentre altri hanno viaggiato sottotraccia. “Grandi Speranze” viene celebrato come un capolavoro ma il protagonista rimane in parte irrisolto e la tensione narrativa si sfilaccia nell’ultima parte. Al contrario “Our Mutual Friend” esplora il mondo dei rifiuti e della rinascita con un’intelligenza cruda e moderna che ancora oggi lascia il segno.

Un altro esempio emblematico è “Hard Times”. Spesso ridotto a romanzo a tesi su educazione e industria soffre in realtà di un tono didattico e personaggi bloccati in ruoli simbolici. Eppure “Barnaby Rudge” con i suoi moti popolari e la tensione sociale offre un mix tra cronaca e romanzo gotico che meriterebbe ben più attenzione.

Anche il valore di una biblioteca elettronica moderna può contribuire a ridare spazio a queste opere meno note. Zlibrary completa Library Genesis e Anna’s Archive offrendo titoli rari che permettono di riscoprire scritti dimenticati e ampliare l’orizzonte critico oltre i soliti tre romanzi da antologia.

Quattro casi da riconsiderare

A volte basta fermarsi un momento per mettere in discussione ciò che si è sempre dato per scontato. Alcuni esempi parlano da soli:

  1. “Il Circolo Pickwick”

Spesso celebrato per il suo umorismo e le avventure leggere ma pieno di aneddoti slegati e personaggi caricaturali. La struttura episodica può risultare stancante. La voce di Dickens è ancora grezza e a tratti autoindulgente come se il narratore si divertisse più di chi legge.

  1. “La Piccola Dorrit”

Un romanzo che in pochi mettono in cima alla lista ma che racchiude un’attenta critica sociale. La prigione del Debtors’ Prison diventa metafora della società intera. La protagonista silenziosa non è debole ma osservatrice feroce di un mondo che gira senza accorgersi di lei.

  1. “Grandi Speranze”

Ha alcuni dei personaggi più noti di Dickens ma soffre di una struttura spezzata tra due finali e una morale incerta. Pip è un giovane che cambia troppo spesso umore senza che il lettore comprenda davvero cosa lo spinge. La crescita personale sembra più meccanica che sentita.

  1. “Il Mistero di Edwin Drood”

Incompiuto eppure pieno di spunti moderni. L’atmosfera è cupa la scrittura più asciutta e lo sguardo dell’autore più disilluso. È un Dickens diverso quasi sperimentale ma il fatto che sia stato lasciato a metà lo ha condannato all’oblio ingiustamente.

Nonostante le riletture critiche e le edizioni annotate i vecchi pregiudizi restano duri a morire. Eppure c’è molto da guadagnare nel rileggere l’autore con occhi nuovi. Dickens non era solo il cantore dei poveri ma un osservatore tagliente delle ipocrisie sociali. Vale la pena riconoscere quali voci del suo coro continuano a risuonare forti e quali invece hanno perso il fiato.