Gregg Popovich, leggendario coach dei San Antonio Spurs, torna a far sentire la sua voce sui problemi razziali degli Stati Uniti, e – a suo dire- sulla totale inadeguatezza di Donald Trump.
“Se sei un allenatore bianco e stai allenando un gruppo in gran parte nero, devi fare del tuo meglio per guadagnare la loro fiducia, devi essere genuino e provare sul serio a capire la loro situazione”
Dopo una conference call con Staff e giocatori, Popovich si è reso conto di non aver ancora percepito l’esatta dimensione del problema razzismo.
“Ti farebbe piangere ”, dice, riferendosi alla giornalista del NYTimes, “Il problema è ancora più profondo di quanto credessi, ed è quello che mi ha fatto davvero iniziare a pensare: Tu sei un privilegiato figlio di …. e ancora non ti sei reso conto come dovresti. Devi lavorare di più. Devi essere più consapevole, e devi esporti per parlarne…Di recente una madre che lavora agli Spurs mi ha detto che il figlio è arrabbiato con lei perchè non gli vuole far prendere la patente. Ma il ragazzo non può sapere che lei è semplicemente spaventata a morte per quello che potrebbe succedere”
Su Roger Goodell, il commissioner della NFL, che ha ammesso di aver temporeggiato prima di ascoltare la volontà di protesta dei giocatori.
“Un uomo intelligente sta gestendo la NFL e non capiva la differenza tra la bandiera e ciò che rende sul serio grande il nostro Paese – tutte le persone che hanno combattuto per consentire a Kaepernick di avere il diritto di inginocchiarsi per la giustizia. La bandiera è irrilevante. È solo un simbolo che le persone utilizzano per motivi politici, proprio come Cheney nella guerra in Iraq “.
Continua su Goodell: “Si è spaventato quando Trump disse a tutti di licenziare non firmare i giocatori che si inginocchiavano come Kaepernick, e si è piegato al suo volere”
Di recente Doug Williams, membro del Front Office dei Washington Redskins, ha ammesso che il team ha preferito non ingaggiare Kaepernick almeno in parte a causa del ‘divieto’ presidenziale, per evitare di finire in una situazione che, parole sue, ‘Non avrebbe prodotto niente di buono, per la squadra ed il giocatore’.
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