Gigi Datome: Le dichiarazioni che si fanno prima della domenica sono tutte un po’ banali

Gigi Datome: Le dichiarazioni che si fanno prima della domenica sono tutte un po’ banali

Gigi Datome ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Ecco tre passaggi

Gigi Datome ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Ecco tre passaggi.

SUL DUOPOLIO

«Proviamo a pensare alla nostra pallacanestro senza Milano e Bologna: sarebbe un campionato migliore? Secondo me le formazioni di alto livello nobilitano i campionati. Provate a togliere l’Olympiacos e il Panathinakos al basket greco, il Partizan e la Stella Rossa a quello serbo; o il Barcellona e il Real Madrid alla Spagna: diverrebbero tutti altri campionati. Inoltre, visto che per competere con Milano e Bologna la sfida deve essere per forza grande, ritengo che anche le altre società siano spinte a puntare verso l’alto. Basta vedere cosa hanno fatto Tortona, o Sassari che è sempre competitiva, e Venezia. Insomma, alla fine Armani e Segafredo per forza di cose alzano il livello dei club».

SU COSA GLI PIACE E COSA NO

«Mi piacciono molto le sue piazze storiche. Per me il PalaVerde di Treviso, ricordando la Benetton, ha un significato speciale. Lo stesso vale per Pesaro e Bologna. Hanno un fascino particolare, specie per chi come me ha vissuto i loro periodi d’oro. Non mi piace invece un certo tipo di mentalità che vige nel nostro ambiente. Le dichiarazioni che si fanno prima della domenica sono tutte un po’ banali: sempre grande rispetto per l’avversario, sempre il timore di affrontare qualsiasi squadra… Io capisco che se uno dice ciò che pensa veramente, magari gli si potrebbe ritorcere contro. Non dico di fare come Ataman (il vulcanico coach turco, da quest’estate al Panathinakos, ndr) che ogni volta afferma “vinciamo tutto”, però una via di mezzo ci dovrà pur esistere».

SUL RUOLO DI COACH

«Non mi vedo portato per quel ruolo. Forse perché, venendo da tanti anni di gioco, ora sento il desiderio di stare di più dietro le quinte, per staccare un po’ dal campo. In questo momento vorrei imparare come funziona una macchina societaria di alto livello come l’Olimpia. E per farlo bene non posso lavorare nello staff tecnico».