Gigi Datome: Il 6+6 deve rimanere, senza regole avrei dovuto cambiare lavoro

Gigi Datome: Il 6+6 deve rimanere, senza regole avrei dovuto cambiare lavoro

Gigi Datome, intervistato da Luca Guazzoni dell’Ansa, ha analizzato il suo futuro in azzurro e i temi caldi del basket italiano

Gigi Datome, intervistato da Luca Guazzoni dell’Ansa, ha analizzato il suo futuro in azzurro e i temi caldi del basket italiano, da Paolo Banchero alle regole protezionistiche. Ecco alcuni passaggi riportati da realolimpiamilano.com.

SU PAOLO BANCHERO

«Si sta bombardando di aspettative il ragazzo, lui non sa oggi se farà il Mondiale con l’Italia. Anche lui per ragioni diverse dalle mie deve aspettare il termine della stagione per capire tante cose. E’ un talento di livello assoluto che non possiamo permetterci di non convocare. Non lo conosco, ma sarà un giocatore da inserire: entrare nella vita della Nazionale è difficile, sono due mesi intensi. Non sta a me sottolineare quanto stia facendo già molto bene al primo anno di Nba. Mi auguro che venga, che sia contento, che si diverta e ci dia una mano. Bisogna dargli la tranquillità di prendere la scelta che riterrà più opportuna. Ogni cosa che dice viene presa come un sì o come un no. Deve capire cosa è intenzionato a fare, l’azzurro lo devi volere».

SUL 6+6

«La formula perfetta non esiste. Qualche italiano probabilmente se ne approfitta, non dà tutto per migliorare, responsabilizzarsi e si accontenta; ma ce ne sono altri che invece crescono e si impegnano. Porto il mio esempio: io ero convinto di avere i mezzi per stare in Serie A da giovanissimo ma ho dovuto faticare tantissimo per avere spazio, per dimostrare il mio valore. So cosa ho sofferto io, per me la regola del 6+6 deve rimanere: tutela chi non rende subito, dà tempo per emergere. Senza regole io probabilmente avrei cambiato lavoro. Ma il giocatore italiano si deve rendere conto di avere dei privilegi, e proprio per questo deve lavorare e sbattersi più di tutti per meritarsi lo status; e poi servirebbe maggiore coraggio dagli allenatori e sapienza dei manager».