Gigi Datome: A fine stagione parlerò con il Fenerbahce e discuteremo assieme del futuro

Le parole del giocatore del Fenerbahce a Meet the Best: Per la Nazionale ci sono sempre fino a quando potrò dare un contributo tangibile e se non ci sarà qualche giocatore più giovane in grado di fare le cose che posso garantire

Gigi Datome, del Fenerbahce Istanbul, è stato il grande protagonista del dodicesimo appuntamento con  Meet The Best Incontra, il format di A Better Basketball visibile sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di ABB. Col capitano dell’Italia è stato ospite Francesco Carotti, Direttore Operativo della Virtus Roma e coautore della biografia di Datome, “Gioco come sono”. Meet The Best torna per l’ultima puntata della prima serie venerdì 22 maggio alle 18.30 con Walter De Raffaele, allenatore campione d’Italia e vincitore della coppa Italia con la Umana Reyer Venezia. Questi alcuni argomenti trattati da Datome a Meet The Best Incontra.

Sulle voci ricorrenti sul Fenerbahce e sul suo futuro

Se dovessi dare retta a tutte le voci, dovrei essere molto preoccupato, come avrei dovuto esserlo quando prima Ulker e poi Dogus hanno lasciato il club. Invece il Fenerbahce si è sempre mantenuto ad un livello importante. Procederò, come sempre, passo dopo passo: intanto la stagione non è ancora finita, anche se la situazione è molto complicata pur nutrendo fiducia assoluta su come l’Eurolega si muoverà nel caso di ripartenza. Poi a stagione conclusa mi siederò col club e discuteremo assieme del futuro. Se si tratterà di stare a Istanbul per sempre sarò molto contento, se dovrò andare a giocare in un’altra squadra sarà, come sempre, la pancia a dirmi cosa devo fare. Cerco situazioni nelle quali essere felice, attorniato da persone di qualità.

Sul rapporto con coach Obradovic

E’ bello essere allenato da lui. O, meglio, è molto difficile ma è gratificante e, di conseguenza, bello. Ti spinge continuamente alla ricerca del miglioramento individuale e nell’ambito della squadra, ha una passione infinita, è sempre onesto con te. Poi, ovviamente, quando scegli di essere allenato da Obradovic sai a cosa vai incontro. Io ogni tanto lo faccio arrabbiare, ci mandiamo a quel paese. Ma so che quando è duro con me, è perché vuole spingermi a crescere e lui sa che se sbaglio non è per superficialità o egoismo ma perché fa parte del gioco. Lui è il nostro Michael Jordan: so che la frase può essere forte, ma è il leader del gruppo e, come nel caso dei compagni di MJ, da giocatore sei disposto a farti dire da lui cose che non accetteresti da altri allenatori. Da cinque anni siamo una bella coppia.

Sullo spostamento di un anno degli appuntamenti della Nazionale

Non so dire adesso se cambierà qualcosa per me, ma non posso neanche escluderlo: io quest’estate ci sarei stato ma già l’anno scorso non ero in buone condizioni fisiche a fine stagione, anche se poi sono riuscito a giocare al Mondiale. Per la Nazionale ci sono sempre fino a quando potrò dare un contributo tangibile e se non ci sarà qualche giocatore più giovane in grado di fare le cose che posso garantire. Nel caso mi rendessi conto di non essere più utile, sarò il primo a dire no. Poi ci sono altre considerazioni: c’è una Italia che va profondamente rinnovata e che, per la prima volta dopo 20 anni, ho una estate senza la Nazionale che, per noi vecchietti, non è una brutta cosa. Io sono contento di quello che ho vissuto in azzurro in questi anni anche da capitano, ma mi manca il fatto di non aver ottenuto un grande risultato con l’Italia.