Gianmarco Pozzecco: Quello che sono è figlio del mio percorso. Le critiche? Spesso superficiali

Gianmarco Pozzecco: Quello che sono è figlio del mio percorso. Le critiche? Spesso superficiali

Gianmarco Pozzecco è stato il grande ospite di DAZN Got Game. Il ct di Italbasket ha analizzato con Pardo e Gandini il suo stile in panchina

Gianmarco Pozzecco è stato il grande ospite di DAZN Got Game. Il ct di Italbasket ha analizzato con Pardo e Gandini il suo stile in panchina.

«Tanni anni fa ho scelto come potevo essere, so che per questo vengo criticato. A chi lo fa mi permetto di dire solo una cosa, percepisco un po’ di superficialità».

«Per esempio, io perché prendo spesso tecnico? La gente può pensare che io lo faccia per dare una scossone alla squadra, per far cambiare l’atteggiamento degli arbitri. Niente di tutto ciò». 

E parte l’aneddoto: «Io ho allenato il mio amico Stefano Mancinelli alla Fortitudo. In una partita contro Montegranaro. Andò in post basso, e gli arbitri lasciarono andare un paio di difese, diciamo così, illegali. Mancio si incazzò con me perchè non lo difesi».

«E da quel momento è cambiato il mio modo di stare in panchina ancora di più, il mio modo di pormi nei confronti dei miei giocatori. Io non posso prescindere dal far credere a tutti i miei giocatori che io sono lì solo per proteggerli. Insomma, non commetterò mai più l’errore che ho commesso con Mancio».

E non solo: «Un’altra cosa è che penso che di aver cambiato un po’, non dico il modo di allenare perché sarebbe esagerato, però sicuramente l’approccio con i giocatori. Oggi mi rendo conto che tantissimi allenatori abbracciano i giocatori, tantissimi dicono che amano i loro giocatori. Io non mi sono mai sentito amato dalla maggior parte dei miei allenatori, pur avendo avuto allenatori stratosferici».

«Questo mio modo di essere è nato quando ad inizio carriera mi ritrovai ad allenare Basile e Soragna. Quindi tutto quello che rappresento come allenatore ha dietro una motivazione datata dal percorso che ho fatto. Io amo i miei giocatori perché ho avuto la fortuna di allenare all’inizio Basile e Matteo che sono due uomini eccezionali».