Ettore Messina: Strafelice per un grande traguardo. Ma la sfida è ripetersi

Ettore Messina: Strafelice per un grande traguardo. Ma la sfida è ripetersi

Ettore Messina commenta così lo storico ritorno di Olimpia Milano ad una Final Four

Ettore Messina commenta così lo storico ritorno dell’Olimpia Milano ad una Final Four: «Abbiamo giocato una grande partita tranne l’ultimo minuto in cui abbiamo fatto tutto quello che non si deve fare, paura di perdere. Le Final Four sono un grande risultato, per la famiglia Armani, per la proprietà, per tutte le persone di questa società, ho portato con me Fioretti che è in questo club da 18 anni, è parte di questa storia».

Il pensiero a Colonia: «Vedremo grandi squadre da vicino, ma sarà importante non tanto fare queste Final Four, ma tornare nei playoff l’anno prossimo. Sarebbe un segnale di crescita, per tutti».

La grande paura finale: «Con Mario ci siamo detti che se perdevamo ci saremmo ritirati. Ho avuto il tragico dubbio di dover chiamare un timeout, ma è stato talmente veloce… resta un errore. Per fortuna Hines ne è uscito con una giocata fantastica. L’ultimo minuto è stato orrendo, ma gli altri 39’ sono stati ottimi»

Il momento di svolta: «Quando abbiamo vinto a Mosca ho avuto la sensazione di potercela giocare con tutti. Non era facile giocare con il Bayern, che con noi aveva perso due partite, e questo può creare un pensiero sbagliato, che fosse facile. Ma ha vinto 21 partite come noi, poteva battere chiunque»

Le prime Final Four con il doppio ruolo: «Sono strafelice di un’altra Final Four. E’ stato diverso perchè tornavo in Italia dopo tanti anni, perchè pareva che a Milano non si potessero fare le cose bene. Siamo riusciti a mettere insieme un gruppo di persone che condivide un modo di giocare e di comportarsi».

Il Barcellona: «A Colonia troveremo una squadra che ci ha spazzato via due volte, quindi fermiamoci qui».

La superlativa prova di Shavon Shields: «Mario è colui che lavora di più con Shields. Tutti stanno cercando di aggiunere qualcosa, lui lo sta facendo in modo straordinario. Giocava poco nel p&r, non era l’elemento cui davi l’ultimo pallone. Ora è quel tipo di giocatore».

In sala stampa c’era anche Mario Fioretti, vero uomo Olimpia da ormai 18 anni. Ha vissuto tanti momenti difficili ed ora la gioia più grande: «Penso che lo sforzo giornaliero, mio e di tutti gli assistenti e preparatori, è sempre stato massimo. Penso che la delusione di tante sconfitte non abbia mai fermato la voglia di venire in Olimpia e dare il meglio ogni giorno».

«Come tutti gli sport di squadra, molto parte da come formi la squadra, quindi le relazioni che crei. Quindi il lavoro sul campo, che abbiamo cercato di rendere il più efficace possibile».

«Il momento più basso il finale della stagione 2003-2004, quando si rischiò la sparizione. Di sconfitte concenti ce ne sono state tanti, il momento più alto è oggi. Una gioia difficile da spiegare».