Ettore Messina: Dobbiamo investire sui settori giovanili

Le parole di Messina a Meet the Best

ETTORE MESSINA A MEET THE BEST INCONTRA

Ettore Messina, mitico coach dell’AX Armani Exchange Milano, è stato il protagonista della terza  puntata di Meet The Best incontra, un format di A Better Basketball che torna giovedì sera, in diretta dalle ore 21 sulla pagina Facebook di ABB, con Sergio Scariolo, campione del Mondo con la Spagna e assistant coach dei Toronto Raptors campioni Nba. Questi alcuni dei temi trattati dal tecnico dell’Olimpia Milano nell’incontro di martedì al quale anche gli appassionati hanno potuto partecipare con le loro domande live e i loro commenti. La puntata completa, come le precedenti con Meo Sacchetti e Andrea Trinchieri, sono disponibili sulla pagina Facebook e sul canale Youtube di A Better Basketball.

CHE ARMANI VEDREMMO SE EUROLEAGUE RIPRENDESSE LA STAGIONE INTERROTTA

Non posso rispondere, sinceramente non riesco a immaginare come si possa riprendere a giocare, faccio fatica a pensare come far tornare dagli Stati Uniti i nostri americani nella situazione attuale o  come si possano riunire 18 squadre in una sola sede per disputare tutte le partite mancanti. Due notizie oggi parlano di un aumento dei contagi in Germania appena le misure di contenimento del virus sono state allentate e della decisione del primo ministro francese chiudere definitivamente il campionato di calcio. Non credo che la stagione riprenderà, nel caso affronteremo cosa fare nel momento nel quale la questione si presenterà concretamente.

COME HA RITROVATO LA SERIE A DOPO MOLTI ANNI ALL’ESTERO

Ho sempre cercato di seguire il campionato italiano anche se, soprattutto per motivi economici, il livello del gioco e dei giocatori stranieri si era abbassato rispetto agli anni in cui allenavo. Quest’anno c’è stato un innalzamento del livello medio non solo per la presenza di giocatori come Teodosic e Rodriguez, squadre capaci di esprimere un’ottima pallacanestro, partite mai scontate nel risultato. Mi ha fatto piacere vedere come una Nazionale completamente rinnovata ha affrontato e vinto le partite, la coppa Italia è stata molto interessante. Poi è arrivato il coronavirus ed è un momento molto delicato per tutto il Paese. Credo che il basket nel suo piccolo oggi debba stringersi e cercare di riorganizzare la piramide che parte dai settori giovanili, sui quali dobbiamo investire, e arriva alla serie A per permettere davvero ai giocatori italiani di crescere.

SERGIO RODRIGUEZ

Con Antonio Maceiras riportammo il Chacho in Europa, al Real Madrid, quando era un bimbo ma aveva già provato la strada della Nba, non col successo che sperava. Ha fatto bene a Madrid, per amore del gioco e per una sfida personale è tornato nella Nba, poi ha scelto Mosca e ha vinto anche lì: ne ha fatte di tutti i colori… E anche a Milano è stato il giocatore faro e, in futuro, la mia speranza è di non dovergli più tirare il collo come quest’anno: ha grande talento e personalità, il modo in cui riesce a tirarsi dietro la squadra e l’intero pubblico è molto bello.

KOBE BRYANT

Quando sono arrivato ai Lakers, Kobe mi ha aperto tante porte. Era un appassionato conoscitore di tutta la pallacanestro mondiale, soprattutto dell’Eurolega. Conosceva la Kinder Bologna e come giocava, dei giovani gli piaceva Gabriel Deck del Real e lo aveva consigliato ai Lakers. Ho avuto da lui tanti gesti di attenzione, affetto, stima. Era un tipo guascone, direi jordanesco per rifarmi al Jordan del documentario The Last Dance che stiamo vedendo oggi. Tra di noi parlavamo in italiano anche perché non voleva farsi capire dai compagni mentre, magari, li criticava. Ma quando doveva dirmi qualcosa che voleva fosse assolutamente chiara, lo faceva in inglese. Come giocatore era impressionate, con una determinazione feroce, vedeva solo la vittoria. Quando è accaduto l’incidente, ero con la squadra su bus che ci portava in aeroporto, a Trieste. Avevo il telefono spento, sono andato dai giocatori per una breve comunicazione ed erano con gli occhi agghiacciati, attaccati al cellulare. Mi hanno detto che era morto, non riuscivamo a crederci. Era davvero un fenomeno planetario, anche mia mamma che ha 80 anni  lo conosceva. L’ho saputo così.