Datome a Sportweek: “Mia figlia ha cambiato tempi e priorità”

Credits Ciamillo-Castoria
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Lunga intervista per il capitano azzurro sul settimanale della Gazzetta: "Dobbiamo credere ancora nei Playoff di Eurolega"

Intervistato dal settimanale “Sportweek”, Gigi Datome ha raccontato di come ha affrontato e superato gli effetti del citomegalovirus che lo ha colpito a inizio novembre: “Si tratta di un’infezione simile alla mononucleosi, e vai a capire come l’ho contratta. So soltanto che ho passato un periodo di grande spossatezza, a casa mi sono tenuto distante da moglie e figlia, ma la situazione è sempre rimasta sotto controllo. Ringrazio lo staff medico del mio club che ha seguito tutte le precauzioni del caso: non era scontato, perché nello sport succede che si faccia pressione sui giocatori indisponibili affinché recuperino in fretta. A volte, troppa”.

Datome ha poi fatto il punto sulla stagione della sua squadra, commentando il fatto di essere sul fondo della classifica di Eurolega: “Gli infortuni sono un dato oggettivo: abbiamo perso giocatori che trattano bene la palla e creano giochi d’attacco per i compagni. Ma è chiaro che ci aspettavamo e dovevamo dare di più. Però siamo ancora in tempo per centrare tutti gli obiettivi che ci siamo dati, a cominciare dai playoff di Eurolega. All’esterno c’è scetticismo, ma noi abbiamo il dovere di provarci. È una squadra nuova e ha bisogno di tempo per assimilare certi automatismi e perché tutti pensino alla stessa maniera. Ho fiducia nell’esperienza e nel carisma di coach Messina: il tempo è galantuomo e vedremo se mi darà ragione”.

Da quando è nata la figlia Gaia, la vita di Gigi è stravolta: “Sono cambiati tempi e priorità. Ed è cambiata la centralità della mia persona. Resto molto curioso, ma se prima sentivo il bisogno continuo di fare cose, visitare posti, vedere gente, adesso quando sono a casa con Chiara e Gaia non esiste altro luogo in cui vorrei essere e non ci sono altre persone con le quali vorrei stare. Non sono più io al centro, ma altri. Questo è ciò che è cambiato. E, non sembri una contraddizione, mi fa sentire più “centrato”.

Il giocatore di origini sarde ha poi parlato dei temi extra-campo che più gli stanno a cuore: “Attraverso la mia immagine, ho sempre cercato di dare visibilità a coloro che non ce l’hanno. Penso alle persone con la sindrome di Down o con disturbi come l’autismo. Credo nella loro integrazione nella società. E credo nel valore della lettura e della pratica sportiva”.

Fonte: LBA.