Dan Peterson ha firmato questa mattina su La Gazzetta dello Sport l’editoriale dal titolo: «Perché abolirei il tiro da 3. Alla fine annoia, e limita il gioco».
«A) Non ci sono più i veri pivot, perché fa più comodo un pivot “bonsai”, capace di marcare un tiratore da tre. B) Non ci sono più i veri playmaker, perché non devono più “fare gioco”, come riusciva ai vari Magic Johnson e John Stockton neH’Nba oppure a Mike D’Antoni in Europa. C) Non c’è più equilibrio nel gioco, perché nessuno tira più da due punti fuori dall’area di tre secondi, il che significa rinunciare a ben 60 per 100 dell’area d’attacco, un suicidio tecnico. D) Non c’è più il palleggioarresto-tiro da due punti, come faceva Michael Jordan, il numero uno di sempre. Ma non vorrei mai fare l’inflessibile, l’assolutista.
Certo, vorrei abolire il tiro da tre. Ci sarebbe sempre il tiro da fuori: è necessario come “apriscatole”. Ma un canestro è un canestro, da un centimetro a sette metri di distanza. È stato così per quasi cent’anni. E, con ciò, negli anni 80, avevamo il più bel basket di sempre, ovunque, Usa e FIBA. Quindi, un’idea: eliminare il tiro da tre dai lati e dagli angoli. Basta fissare la linea da tre in coincidenza del bordo laterale all’altezza della linea di tiro libero prolungato. Diciamo che è una mezza soluzione. Stabilito questo, sono convinto che gli allenatori di oggi ricorrerebbero a schemi e sistemi bellissimi, come nel passato».
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