Cuzzolin, messaggio ai preparatori di A2 e B: Massima sintonia con gli staff tecnici

Cuzzolin, messaggio ai preparatori di A2 e B: Massima sintonia con gli staff tecnici

Di questi tempi Francesco Cuzzolin cura, tra gli altri, muscoli che devono reggere le sollecitazioni di rettilinei da 350 all’ora. E chissà come andrà a finire la stagione di Andrea Dovizioso, oggi al comando della MotoG

Di questi tempi Francesco Cuzzolin cura, tra gli altri, muscoli che devono reggere le sollecitazioni di rettilinei da 350 all’ora. E chissà come andrà a finire la stagione di Andrea Dovizioso, oggi al comando della MotoGP. Ma per noi che l’abbiamo visto al lavoro con le Nazionali, tre le altre, di Italia e Russia (oro agli Europei 2007), primo europeo in NBA (a Toronto), e vincere moltissimo con Treviso e Virtus Bologna, resta uno del basket. In seguito, tra le altre, anche direttore ricerca ed innovazione in Technogym. Abbiamo pensato ai preparatori atletici di Serie A2 e B che si sono appena rimessi al lavoro. E che a loro Francesco Cuzzolin, eccellenza italiana del settore con alto profilo internazionale, qualche buon consiglio può darlo.

– Ripresa dopo sei mesi di pausa anomala: le tre aree su cui concentrare il lavoro.

“Anomala perché il lockdown non è stato un tradizionale de-training. Sono stati sei mesi di vita attiva impossibile, di cui tre chiusi in casa, poi si è riaperto con restrizioni e senza sapere come si sarebbe continuato. Ora la ripartenza. La performance dell’atleta riguarda tre aree, quella fisica, cognitiva e psico-emotiva. Ha senso la gradualità nella gestione dei carichi di lavoro. Poi rispettare i tempi di recupero, che sono diversi da soggetto a soggetto. Con grande attenzione alla sfera personale, familiare, sociale del giocatore, il contesto che lo circonda fuori dal campo. Quindi la ripresa dell’abilità tecnico-tattica: quello che ci riusciva mesi fa, ci riesce ancora? Da ultimo, la parte psico-emotiva. E’ fondamentale avere occhi attenti per distribuire intensità ed energie. Ancora più importante la vicinanza tra staff tecnico e fisico per condividere informazioni. E racchiudo tutto in una parola: serve pazienza”.

– Nei suoi scritti è solito esaltare la figura dell’atleta che è persona. Quindi è fondamentale la qualità della persona/professionista su cui il preparatore torna a lavorare. L’obiettivo è sempre omologare il gruppo che riprende l’attività organizzata, ed è problematica abituale. Stavolta forse di più.

“Vale a prescindere, la persona sempre prima dell’atleta. Sul piano operativo consiglio di applicare un metodo basato su valutazioni oggettive. Composizione corporea e test di performance specifici della pallacanestro. L’esperienza è importante, ma mai come quest’anno i dati oggettivi sono la base per sbagliare meno, in una situazione nuova per tutti”.

– Rischio infortuni: lavoro di prevenzione ancora più cruciale.

“La prevenzione è sempre il punto di partenza del lavoro di tutte le squadre. Per potersi allenare e poi sostenere i nove mesi della stagione. Dopo l’inattività bisogna essere attenti ai tempi di recupero dell’atleta, mai uguali da soggetto a soggetto. Ed alle abitudini fuori dal campo, la qualità del sonno, la dolenzia muscolare al mattino. Fino agli sbalzi di umore, indicatori di stress psicofisico”.

– Il preparatore lavora sul contatto, in uno sport dove il contatto è previsto e la fisicità spesso indirizza le sfide.

“Nel basket i contatti sono regolamentati, esistono e fanno la differenza. Non lo hai vissuto per mesi e di conseguenza non puoi essere pronto ora. Sul piano tecnico è compito degli allenatori. Su quello fisico ed atletico dei preparatori. I giocatori hanno sicuramente tirato, fatto fondamentali, ma anche perso il gioco ed il contatto. Che è fisico ma, nella sua gestione, anche nervoso”.

– Diversi Club hanno scelto di allungare i tempi della preparazione fisica, sapendo tra l’altro che poi la stagione compressa nei tempi aumenterà la densità delle gare e ridurrà i margini di intervento dei preparatori.

“Avere più tempo consente di sviluppare un maggior volume di lavoro. Il primo consiglio è lavorare sulla progressione, nei carichi e nelle tabelle. Il secondo, ai Club di atleti meno abituati al doppio impegno settimanale, di organizzare amichevoli infrasettimanali. Perché creano scenari diversi, riducono i tempi di recupero, sono utili per valutare gli stress pre e post gara. Viaggi compresi. Sarà un banco di prova anche per i Club”.

– Preparazione fisica ma anche alimentazione.

“Noi li alleniamo 4-5 ore al giorno, ma non sappiamo cosa fanno prima e dopo. E se la qualità della loro vita è da atleta al livello cui sono chiamati a competere. Educhiamoli a fare i professionisti, la carriera non è infinita, può allungarsi fino a venti anni ma anche ridursi a cinque. Noi preparatori, come gli allenatori, siamo i punti di riferimento di questi ragazzi. Ma non ponendoci come quelli che hanno deciso di fare qualcosa ed allora la si fa. Ma spiegando il perchè di una alimentazione con la corretta distribuzione calorica, quella del pre-partita e del post-partita, il recupero ed il sonno. Mai stancarci di dare informazioni qualitative”.

– Estremamente importante per chi si trova a gestire atleti di provenienza extra-Italia.

“Noi siamo molto orgogliosi della nostra cucina ma non sempre il loro gusto è il nostro. Non vanno criticati perché non la apprezzano, semplicemente hanno una cultura alimentare diversa. E non conoscono la nostra. Soprattutto i rookies. Per questo ribadisco: spiegare per educare”.

Stefano Valenti

Area Comunicazione LNP

Fonte: LNP.