Come la NBA è ripartita: il racconto di Yahoo e delle tensioni verso Beverley, Hill e Lebron

Chris Haynes di Yahoo Sports ricostruisce le ultime, drammatiche, 48 ore nella bolla di Orlando: Senza LeBron, l'NBA non sarebbe mai ripartita

Chris Haynes di Yahoo Sports ricostruisce le ultime, drammatiche, 48 ore nella bolla di Orlando. Ecco alcuni passaggi.

La missione di Chris Paul

Riunire tutti i giocatori NBA. La decisione dei Bucks di disertare la sfida con i Magic, senza prima annunciarla a tutto il movimento, ha spiazzato e contrariato molti giocatori. Questi ultimi, di fatto, si sarebbero sentiti in dovere di non scendere anch’essi in campo dopo l’azione di Milwaukee.

Perché? Perchè i Bucks erano avanti nella serie, erano pronti a perdere anche a tavolino, e nessuno voleva che fossero loro il catalizzatore della protesta.

Da qui la diplomazia di Paul per creare un incontro con tutti i giocatori presenti.

L’azione di Udonis Haslem

George Hill, play dei Bucks, ha di fatto rivendicato la paternità del boicottaggio, dopo alcune dichiarazioni ai media delle ore precedenti.

Haslem, un veterano molto ascoltato in NBA, ha accusato il collega di un’azione irresponsabile ed egoista. Un giocatore di grande esperienza come Hill, insomma, non può spingere al ritiro dalla bolla anche elementi più giovani, che dalla loro non hanno la stessa stabilità finanziaria.

La posizione di LeBron James

Anche LeBron ha mostrato fastidio per l’azione di Hill e dei Bucks. Per la star dei Lakers, e non solo, una simile decisione aveva messo tutti in una via senza “successo”.

Di fatto, per LeBron, mancava un piano condiviso e messo nero su bianco precedente a qualsiasi azione clamorosa. Da qui la volontà di rimettersi alla maggioranza senza esprimere opinioni.

E’ stato allora Haslem ad incalzare James, anche in virtù della sua voce trainante in merito alla creazione stessa della bolla, dopo lo stop per Pandemia. In pratica: «Sei il volto della Lega, devi dire quel che vuoi fare».

A quel punto James ha risposto: «Siamo fuori» e ha lasciato la sala. Seguito da tutti i Lakers, Dwight Howard escluso, e dai Clippers.

Lo scontro tra Roberts e Beverley

Un’altra scena ha tenuto altissima la tensione, in precedenza.

Michele Roberts è il direttore esecutivo dell’NBPA. E’ toccato a lei illustrare ai giocatori le conseguenze finanziare dell’uscita dalla Bolla.

Mentre la dirigente sindacale illustrava i numeri, Pat Beverley dei Clippers ha interrotto due volte il discorso.

«Posso continuare?» la richiesta della Roberts, cui Beverley avrebbe risposto con irritazione: «No, ti pago lo stipendio».

Da qui un “putiferio” con Paul, Haslem e altri intervenuti in difesa della Roberts contro la mancanza di rispetto di Beverley.

Il confronto è durato tre ore, quindi il nuovo aggiornamento alla mattina successiva.

Il nuovo vertice

Mancano i Lakers. I gialloviola si presentano con 45 minuti di ritardo, ma James e Lou Williams hanno già affermato la volontà delle due franchigie di LA di restare ad Orlando.

Con questo “sì” la leadership di NBPA annuncia alle altre franchigie la ripresa dei playoff, ma molti giocatori insorgono nuovamente: «chi ha votato per noi?».

Paul e Iguodala avrebbero a quel punto promesso di difendere i diritti di tutti nonostante la ripresa delle gare.

Dopo 15 minuti la riunione è finita, LeBron James è stato al centro della discussione con i proprietari chiedendo maggior partecipazione alle lotte del movimento per la giustizia sociale, ricevendo in risposta garanzie.

Da lì LeBron ha mostrato maggiore serenità, sedando anche le tensioni del giorno prima con i Bucks. La sensazione è che, senza di lui, l’NBA non sarebbe mai tornata in campo.