Candussi:”Quando chiama la Fortitudo è difficile non prenderla in considerazione”

Candussi:”Quando chiama la Fortitudo è difficile non prenderla in considerazione”

La parole di Francesco Candussi nuovo giocatore della Flats Service Bologna

“Quando chiama la Fortitudo è difficile non prenderla in considerazione, perché è una realtà storica per la pallacanestro italiana. Ha sempre dimostrato di essere una società dove è bello e intenso giocare, anche per gli elementi esterni come la città e la tifoseria. Poi quest’anno c’era l’extra della questione tecnica, e quando queste cose si uniscono è facile dire di sì. Cercherò di dare il massimo, so che non c’è molto tempo ma ho anche capito che le cose fin qui sono state un po’ complicate. Però avremo modo di rimettere le cose nei binari giusti”

Come si entra in una squadra nuova? “Con intelligenza. E’ la prima volta che mi capita di entrare a campionato in corso, e quindi come prima cosa si devono capire le gerarchie sia nello spogliatoio che in campo, oltre a capire cosa vuole fare l’allenatore. Non sono entrato in punta di piedi ma con tanta voglia di fare bene da subito, cercando di farmi coinvolgere e di avere subito un impatto difensivo, che è la cosa più importante.”

Come hai visto la Fortitudo fin qua? “Roster di talento e allenatore preparato che già conosco. Come spesso succede in questo sport alcune cose non sono girate, io proverò a dare una spinta in più dentro un gruppo già forte e motivato, non ho la bacchetta magica ma tanta volontà”

I ricordi dei tuoi precedenti qua? “Quando sali le scale e vedi il muro dei tifosi sei carico ma sai anche che non sarà facile. L’ambiente è stata una ragione della mia scelta.”

Qui non puoi usare il 13, metterai il 20. “Il 13 è il numero di Alvin Young, mio capitano a Venezia e grande esempio sia in campo che fuori. Allora sono tornato al 20, come ai miei inizi”

Molti ti hanno chiamato Sindaco. “Me lo diedero a Mantova, dove conoscevo tante persone ed ero un punto di riferimento per i compagni, magari per trovare un posto da mangiare. A Verona il sindaco è un altro, un calciatore, ma il soprannome nasce come presa in giro dei miei compagni mantovani”

Hai lasciato Verona. “Dopo tanti anni in un posto è normale che ci si debba rimettere in gioco e farti conoscere di nuovo. E’ un nuovo inizio”

Cosa ti ha chiesto il coach? “Cose tecniche. In particolare, di dare profondità sia in difesa che in attacco. Mi ha chiesto di rifare quanto facevamo a Verona, di mettere il corpo in difesa in tutte le penetrazioni, cose che ultimamente non ho fatto perché avevo richieste diverse. Ma è come andare in bicicletta, quando impari poi sei sempre a tuo agio.”

Fonte: Bolognabasket.org.