Andrea Bargnani: Messina poteva fare il capo-allenatore in NBA. A mani basse

Andrea Bargnani: Messina poteva fare il capo-allenatore in NBA. A mani basse

Andrea Bargnani è stato ospite di Gianluca Gazzoli a passa dal BSMT, e ha parlato dell'importanza di Ettore Messina nella sua crescita e formazione

Andrea Bargnani è stato ospite di Gianluca Gazzoli a passa dal BSMT, e ha parlato dell’importanza di Ettore Messina nella sua crescita e formazione.

SUL CAMBIO DI RUOLO

«Stava diventando difficilissimo perché dovevo marcare in allenamento Siskauskas, Maurice Evans, quindi Ettore Messina un giorno mi ha preso da parte e mi ha detto “forse dovremmo provare a spostarti e farti giocare da quattro, da alla grande”. E da quel giorno ho sempre giocato ala grande e ovviamente da quel giorno ho avuto un vantaggio enorme perché se sposti uno di due metri e dieci a giocare da guardia ad ala grande, le altre alle grandi con cui giochi sembra che vadano al rallentatore. Tu sei abituato a marcare la guardia, poi ti ritrovi a marcare uno di due e dieci che pesa 120 kg, sei mille volte più veloce di lui. E quindi da lì è stato un bel vantaggio».

SU ETTORE MESSINA

«E’ tostissimo. Quando sei giovane, sei veramente il bersaglio. Poi lui più ci tiene e più ti massacra. Quindi è un segnale d’amore, tra virgolette, che è difficile da comprendere, però negli anni ho visto anche tanti che non ce l’hanno fatta. Però noi ci sentiamo ancora adesso, c’è un grandissimo affetto.È una delle persone a cui devo comunque il percorso che ho fatto. Lui, il mio preparatore atletico, Cuzzolin. Ci sono due, tre persone a cui mi sono proprio affidato completamente. Avrei fatto qualsiasi cosa. Se mi dicevano di buttarmi dal ponte, mi buttavo e li ho seguiti in tutto».

SUL PERCORSO DI MESSINA

«Se mi aspettavo quello che ha fatto in NBA? Onestamente sì, avrei detto anche di più. Sarebbe dovuto essere anche allenatore capo. Conoscendo il mondo da entrambe le parti, conoscendo tutti gli attori in prima persona, avendoli potuti conoscere… a mani basse. Non è che è solo meritocrazia».