Alexander Simoncelli lascia il RivieraBanca Basket Rimini

La decisione è stata presa dal giocatore per motivi personali

RivieraBanca Basket Rimini comunica con grande dispiacere che Alexander Simoncelli non sarà più un giocatore biancorosso dalla prossima stagione.

La decisione è stata presa dal giocatore per motivi personali legati alla nascita, che dovrebbe avvenire a giorni, del suo secondo figlio e la conseguente necessità di restare vicino casa con la sua famiglia.

La Società ringrazia di cuore Alex per questo anno e mezzo in maglia RBR dove non solo ha incantato tutti con le sue giocate, ma anche sempre dimostrato tanta dedizione e passione per questo progetto, per questa città e per i nostri splendidi tifosi.

“Nel periodo di quarantena ho parlato con la Società e da parte loro c’era la volontà di rinnovare il mio contratto, ma avendo già un figlio di 5 anni ed un altro in arrivo questo avrebbe voluto dire vederli massimo 3 giorni al mese. – queste le parole di Simoncelli in merito alla sua decisione – Già prima della scorsa stagione avevo pensato di riavvicinarmi a casa, poi confrontandomi con la Società ho capito che c’era la possibilità di riscattare la stagione interrotta dal Covid puntando ad arrivare fino in fondo. Voglio vivermi il bimbo che nascerà, adesso ho modo di essere quasi tutti i giorni a casa. Mi dispiace veramente tanto perchè avrei voluto che finisse in un altro modo, però la famiglia viene prima di tutto.”

  • Se si fosse trattato solamente di una questione sportiva, saresti rimasto a Rimini?
“Assolutamente sì perchè mi sono trovato benissimo, se avessi giocato a Rimini 10 anni fa avrei firmato per rimanere tanti anni! Le persone sono accoglienti e vivono di pallacanestro, c’è un’ottima Società dietro che vuol fare bene ed è sana… e poi c’è il mare!”
  • Quanto è stato difficile accettare un finale di stagione così amaro dopo un campionato pieno di incognite e problemi legati al Covid?
“Non riesco ancora ad accettarlo e quando ci penso mi viene il magone. Quando sono arrivato qui venivo da Chieti dove ero fuori squadra e Rimini mi ha dato la possibilità di tornare a giocare e far vedere le mie qualità. Ho deciso di rimanere facendo dei sacrifici familiari, eravamo arrivati a 5-6 giornate dalla fine che avevamo trovato la giusta quadra anche dal punto di vista tecnico: è un anno che non mi ridarà indietro nessuno, con la possibilità a 34 anni di vincere il campionato in una piazza storica come questa. Si percepiva quella sensazione di poter arrivare in fondo, c’erano gli occhi giusti dei senior che volevano vincere ed i giovani ci venivano dietro: è una ferita che rimane aperta, col tempo si rimargina però più ci penso più mi viene il nervoso.”
  • La squadra era convinta di poter conquistare la promozione in A2?
“Assolutamente sì, ho sempre detto che durante l’anno dovevamo diventare più solidi possibile e penso che al momento giusto ci eravamo riusciti: vincere 3-0 contro Cremona era un bel segnale, Piacenza è una squadra forte però sono convinto che ce la saremmo giocata per com’eravamo esperti. Sarebbe stato poi il campo a decidere, ma per come vivo io il basket ero fiducioso nelle nostre possibilità di vincere il campionato. Eravamo tutti concentrati verso un unico obiettivo: la Società ha fatto degli sforzi importanti a stagione in corso con Fumagalli e Peroni, tutti i giovani erano coinvolti.”

  • Con quale spirito approcci la tua carriera dopo le vicende delle ultime due stagioni?
“Quest’anno è stata un’occasione persa di vincere il campionato dopo la stagione bloccata dal Covid: era l’anno buono per riscattarsi, sono situazioni che poi magari si ripetono negli anni o magari no e bisogna prenderle al volo, per questo sono molto dispiaciuto. Non ho 8-9 anni di carriera davanti, ma mi diverto troppo ed ho ancora il fuoco dentro quando gioco come fossi bambino: voglio ancora togliermi delle soddisfazioni, non può finire col Covid.”
  • Come valuti quest’esperienza a Rimini rispetto alle altre piazze in cui sei stato nella tua carriera? In particolare cosa ti è rimasto di più?
“La Società è molto organizzata ed ha le idee ben chiare, ha l’ambizione di giocare in campionati superiori e secondo me lo merita. E’ una Società storica, ha un vissuto che merita di stare in serie A e questo è fuori dubbio: ho giocato in società dove c’è una gestione più familiare, Rimini è molto pronta per fare il salto di categoria e sono convinto che allestiranno una squadra ancora più competitiva. Il nuovo allenatore ha un certo appeal, certi giocatori dai piani superiori possono pensare di venire a Rimini: c’è un Presidente solido, la Società paga regolarmente e questo fa lavorare il giocatore in maniera tranquilla lasciandogli solo il pensiero di giocare, in più la struttura sanitaria è ottima con Diego Bartolini e Marco Bernardi che sono bravissimi.”

  • Com’è stato il tuo rapporto, seppur in un periodo così complicato, con i tifosi riminesi?
“Ho avuto la fortuna di vivermi i primi due mesi a Rimini col pubblico al palazzetto: ho potuto comprendere la passione dei riminesi e cosa si aspettano dai giocatori, l’apotesi è stato vivere il derby contro Cesena con più di 3.500 persone. Anche se quest’anno il Flaminio era vuoto sapevamo tutti di avere comunque una grande responsabilità, si sentiva il calore sui social o anche solamente facendo una passeggiata ed essere fermato da un tifoso per un saluto o un incitamento. Ci siamo abituati ad andare in campo nel silenzio, però lottavamo come se il pubblico fosse presente: il Flaminio è un palazzetto storico, quando entravo lì c’era una sensazione particolare che mi dava una gran voglia di giocare. Ho stretto un ottimo rapporto con Davide Turci che mi ha trasmesso direttamente la passione dei tifosi ed io andavo in campo con uno spirito diverso, le persone riuscivano comunque a farci sentire la loro vicinanza nonostante i limiti della pandemia.”
  • Pensi che dopo un’intera stagione senza pubblico cambierà la percezione da parte del mondo cestistico, ed in generale dello sport, su questo tema?
“Noi ci siamo dovuti abituare a giocare senza pubblico e quindi trovare stimoli tra di noi, prima entravi al palazzetto con 3.000 persone e ti si accendeva subito quel qualcosa in più. E’ strano tornare alla normalità di prima, quando ho sentito i cori ed i tamburi nelle prime due partite contro Cremona ho avvertito delle sensazioni forti nonostante in teoria dovrebbe essere una cosa normale. Il rapporto squadra-società-tifosi, considerando un bacino di pubblico grande come Rimini, comporterà un coinvolgimento maggiore nella prossima stagione se si potrà tornare nei palazzetti: i giocatori stessi avranno più voglia di pubblico così come gli avversari che vorranno provare a fare l’impresa davanti a tantissimi tifosi.”