Alex Poythress, la storia del nuovo lungo di Olimpia Milano

Alex Poythress, la storia del nuovo lungo di Olimpia Milano

Dall'Università di Kentucky all'Olimpia Milano passando per due titoli nazionali in due anni. Un altro ex Zenit in biancorosso

L’università del Kentucky è sempre stata nel mondo del college basketball una specie di icona, un’istituzione circondata di enormi aspettative e pressioni spesso non realistiche. Da quando l’allenatore è John Calipari il concetto è risultato esasperato. Lo stile di Calipari è quello di reclutare i migliori giocatori disponibili senza preoccuparsi troppo del fattore esperienza. Dal 2013, quando Alex Poythress si presentò a Lexington per arruolarsi agli ordini di Calipari, Kentucky ha prodotto qualcosa come 24 prime scelte, la maggior parte delle quali ha giocato per i Wildcats una o due stagioni al massimo. Poythress è rimasto per quattro stagioni, un fatto più unico che raro e in parte anche casuale. Nella squadra che nel 2015 vinse 38 partite su 39 perdendo solo la semifinale contro Wisconsin alle Final Four, giocavano qualcosa come quattro prime scelte, tra cui Karl-Anthony Towns e Devin Booker, e due seconde scelte. Di quella squadra, Poythress avrebbe dovuto essere uno dei leader, dei giocatori di riferimento. Non a caso, Sports Illustrated lo scelse per la copertina del numero di presentazione della stagione dei college. Sfortunatamente, in quella stagione Poythress giocò solo otto partite prima di un infortunio al ginocchio che chiuse anzitempo la sua stagione. Era un junior e senza il supporto di una stagione piena decise di tornare a Kentucky per il quarto anno, completando gli studi e laureandosi a pieni voti come peraltro aveva già fatto a livello liceale, nel Tennessee.

Ci sono molti motivi per pensare che l’esperienza a Kentucky abbia preparato bene Poythress per le sfide successive. Lui arrivò a Lexington dopo il titolo vinto la stagione precedente dalla squadra capitanata da Anthony Davis, la grande stella dei Lakers che nel 2012 venne scelto al numero 1 del draft. I Wildcats erano i campioni in carica, ma della squadra che aveva vinto il titolo NCAA erano rimaste solo tracce. Alcuni dei migliori giocatori erano debuttanti: non solo Poythress, ma anche Nerlens Noel, un altro centro che poi ha giocato nella NBA, e Willie Cauley-Stein che è stato scelto al numero sei dei draft NBA e quest’anno sarà a Varese. Kentucky quell’anno perse 12 partite e anche se Poythress si espresse a livelli apprezzabili (11.2 punti per gara, 6.0 rimbalzi, il 60.7% nel tiro da due), la “Blue Nation”, la comunità numerosissima dei tifosi di Kentucky si dimenticò in fretta del titolo conquistato un anno prima. Le critiche furono feroci.

In quel periodo, in realtà, Alex aveva anche altri problemi con cui fare i conti. Verso la fine della sua carriera liceale in Tennessee, alla madre Regina venne diagnosticata un’insufficienza renale che l’avrebbe costretta a ricorrere quotidianamente a nove ore di dialisi, in attesa di un trapianto di rene che normalmente richiede da tre a cinque anni per materializzarsi. Ai tempi della diagnosi, Alex aveva 17 anni, ma non disse niente a nessuno. Il problema diventò una questione di famiglia tra lui, la mamma, la sorella gemelle Alexis e quella minore Alysia. Quando Poythress decise di accettare la proposta di Kentucky, la gemella decise di seguirlo a frequentare la stessa università. La mamma restò nelle mani della sorella più piccola. Dopo due donazioni di organo svanite all’ultimo momento, Alexis decise di averne abbastanza e nonostante inizialmente il suo rene compatibile fosse stato scartato (era troppo giovane), nel 2018 finalmente l’atteso trapianto pose fine ad un lungo periodo di sofferenze. In quel momento, Alex giocava ad Atlanta nella NBA. Non è chiaro quanto la carriera universitaria di Poythress sia stata condizionata dai problemi di salute della madre e dall’infortunio del terzo anno. Resta il fatto che ha giocato 112 partite per Kentucky, giocato una finale per il titolo nel 2014, fatto parte di una seconda squadra che ha raggiunto le Final Four (anche se lui era out) e ha chiuso nel 2015/16 con una laurea in economia e una stagione da 10.2 punti, 6.0 rimbalzi di media, il 64.0% nel tiro da due. Ma non venne selezionato nei draft NBA.

Quest’ultimo concetto sarebbe risultato molto difficile da credere nel 2012 quando Alex Poythress era considerato uno dei più grandi prospetti del basket liceale. Nato a Savannah, in Georgia, ma cresciuto a Clarksville nel Tennessee, fu nominato giocatore dell’anno nel 2012, dopo una carriera all’high school da 2.000 punti segnati (30.1 nell’ultimo anno con 11.1 rimbalzi e 4.3 stoppate di media per la Northeast HS di Clarksville) e una stagione da 21 doppie doppie. L’università di casa, Vanderbilt, lo seguiva da anni, come anche Memphis e Florida. Ma quando si presentò da lui John Calipari a nome della “Big Blue Nation” di Kentucky cambiò tutto. Quando annunciò la sua scelta, Poythress fu molto sincero. “Durante il processo di reclutamento conosci tanta gente, crei rapporti personali, costruisci amicizie, poi scegli una sola università e con gli altri è come se rompessi un fidanzamento”. “Quando è al meglio, con la sua taglia e il suo atletismo, quando il suo motore è pieni giri, Alex non teme confronti”, disse Calipari presentandolo. Nel frattempo, aveva anche 3.95 di valutazione accademica, un punteggio altissimo. A scuola in realtà non ha mai avuto problemi: alle elementari vinse un concorso per il bambino che aveva letto più libri nella propria scuola.

Kentucky cominciò la stagione al numero 3 del ranking nazionale, una valutazione eccessiva, frutto della reputazione di Calipari e del titolo vinto pochi mesi prima ma con un altro gruppo. Poythress partì in quintetto dal primo giorno e segnò 20 punti con 12 rimbalzi contro Duke nella sua seconda partita in carriera. Nella terza, più facile, contro Lafayette, segnò 22 punti con 9/10 dal campo. La stagione di Poythress fu molto più che buona considerato l’età, e anche ignorando o non considerando i problemi familiari, ma Kentucky perse Noel per infortunio e alla fine della stagione venne addirittura esclusa dal Torneo NCAA. Avrebbe potuto lasciare il college dopo un solo anno e sarebbe stato matematicamente un prima scelta. Invece decise di rimanere, migliorare, studiare ancora. In estate a Lexington arrivò Julius Randle, che ora è un All-Star NBA per i New York Knicks. Una grande addizione che però spostò Poythress nel ruolo di sesto uomo. Randle è un 4, Cauley-Stein giocava da 5, Poythress – più adattabile – veniva usato in tutte e due le posizioni. La stagione fu molto diversa dalla precedente. Poythress fu determinante nel Torneo NCAA soprattutto nel derby con Louisville, allenata dal grande ex Rick Pitino. Fu lui a guidare la rimonta: schiacciata, poi gioco da tre punti contro Montrezl Harrell per portare i Wildcats avanti nel punteggio e lanciati verso il successo. Kentucky vinse la partita successiva, contro Michigan, e poi nelle Final Four liquidò Wisconsin. A quella gara risale la giocata più famosa della carriera di Poythress, una mostruosa schiacciata su Sam Dekker. Kentucky tuttavia perse la finale contro Connecticut. E Alex decise di riprovarci una volta di più.

Quando un giocatore promettente rinvia il salto nella NBA il rischio è sempre quello di perdere l’attimo fuggente, il rischio è che succeda qualcosa. Alex dichiarò che la NBA era il suo sogno, ma voleva essere pronto, sentirsi pronto. Inoltre, la laurea era davvero vicina e non voleva rinunciarci. Fu una notizia enorme nel mondo del college basketball. Ecco perché Sports Illustrated scelse lui per la copertina del numero di presentazione. Scelse lui in una squadra quotatissima, mostruosa, con gli arrivi di Karl-Anthony Towns, Devin Booker, Trey Lyles, tutti giocatori NBA, i primi due di altissimo livello. Quella squadra vinse 38 partite di fila prima di perdere la semifinale del Torneo NCAA contro Wisconsin, la rivincita della stagione precedente, ma senza Poythress. Si potrebbe dire che l’infortunio al ginocchio non sono abbia precluso a Poythress la possibilità di finire la stagione, ma anche di andare nella NBA dalla porta principale e di vincere un titolo NCAA. Dopo quella gara, Kentucky ebbe quattro giocatori scelti al primo giro e altri due al secondo giro. Doveva essere ricostruita attorno ancora a Poythress, in sostanza costretto a tornare, da laureato, per una quarta stagione.

Individualmente, è stata la migliore. E Kentucky ha finito l’anno al numero 10 del ranking, dopo aver vinto il torneo di conference. Con lui c’era Jamal Murray, ora superstar dei Denver Nuggets, e anche Derek Willis, l’ala che ha giocato a Brindisi e Venezia e adesso è all’Efes Istanbul. Ma dopo quattro anni, perso l’attimo, Poythress approcciò il draft NBA sapendo che difficilmente sarebbe stato quotato come nelle stagioni precedenti. Tuttavia, fu anche uno dei rari giocatori di Kentucky a vivere una “Senior Night”, la notte dell’ultima partita in casa quando si viene onorati. Per un giocatore dei Wildcats significa ricevere la standing ovation di 23.000 persone.

Per tre anni, Poythress ha tentato di trovare posto nella NBA. La prima squadra a puntare su di lui è stata Indiana, ma non è riuscito a superare l’ultima serie di tagli, così ha trascorso il primo anno da professionista a Fort Wayne nella G-League dove è stato incluso nel primo quintetto assoluto e di rookie (18.5 punti e 7.1 rimbalzi di media). Verso la fine della stagione, ricevette la chiamata dei Philadelphia 76ers. A suo credito, va sottolineato che giocò abbastanza bene da chiudere la sua prima stagione NBA con sei presenze ma 10.7 punti per gara. Nonostante la promettente apparizione, i Sixers non lo tennero e lui tornò ad Indiana dove nel 2017/18 giocò 25 partite, prima con un contratto two-way che gli riservò nuove esperienze in G-League e poi con un accordo standard. Nel 2018 ha firmato un secondo two-way con Atlanta guadagnandosi altre 21 apparizioni. In quel periodo, la mamma Regina uscì dal proprio incubo ricevendo il rene di Alexis. Forse anche per questo, terminata l’esperienza con gli Hawks, Poythress ha accettato l’idea di ricostruirsi una carriera all’estero. Prima in Cina, poi al Galatasaray (13.6 punti e 7.1 rimbalzi per gara in Eurocup) e infine in EuroLeague.

Allo Zenit ha trascorso due anni: la squadra della prima stagione è quella che portò il Barcellona alla quinta partita dei playoff (con Kevin Pangos in regia), la seconda fu quella in cui le squadre russe vennero estromesse a tre quarti di stagione (in quel momento aveva il 64.0% dal campo, dopo il 62.3% della stagione precedente). Poythress rimase per finire la VTB league aiutando lo Zenit a vincere il titolo superando il CSKA Mosca in Gara 7 della finale (con Billy Baron in campo). La stagione passata, al Maccabi, è stata limitata a 11 partite di regular season a causa di un infortunio al polso. Rientrato per i playoff, ha segnato 7.0 punti in 14 minuti con il 68.4% dal campo nelle cinque gare della serie persa contro Monaco. Poi però ha vinto il titolo israeliano. Che John Calipari ha salutato su Twitter.

A Milano, arriva quindi un giocatore che vanta quattro stagioni sotto pressione a Kentucky, tre stagioni di EuroLeague di cui l’ultima in un altro posto carico di aspettative come Tel Aviv e due titoli nazionali consecutivi, oltre a dieci partite di playoff europei disputate.