Alessandro Gentile, ala della Givova Scafati, si racconta a Fabrizio Fabbri del Corriere dello Sport. Come sempre, l’ex capitano di Olimpia Milano non è banale.
SU SCAFATI
«Non lo considero un approdo nella mia comfort zone perché non cerco un rifugio come i panda. Sono felice di ripartire qui perché c’è una società seria, ambiziosa ed un ambiente entusiasta».
SUL PRESENTE
«Non cerco riscatto. Non devo dimostrare nulla agli altri, semmai a me stesso. Vado sempre in campo per vincere, e a Scafati mi adatto a ciò che vuole coach Sacripanti. Panchina? Se Pino vuole che parta da lì, e serve alla squadra, va bene».
SUL FUTURO
«Se mi considero un vincente? Sempre, non smetterò mai. E alzo ancora di più il livello della mia competitività. Non mi sono certo sentito sminuito lo scorso anno ad accettare Udine in A2. Quando il mercato era nel momento più importante mi sono infortunato seriamente. In Friuli hanno scommesso su di me e non finirò mai di ringraziarli. Potevo rimanere ma volevo la serie A. Ora Scafati va benissimo. Ma penso anche al futuro. Cosa chiedo? Vincere e tornare a giocare in Eurolega».
SULLA NAZIONALE
«In un fidanzamento o matrimonio serve alchimia. Loro non hanno bisogno di me?. Io non sento il bisogno di loro. Nel basket spesso non esiste riconoscenza: non scordo come sono stato trattato…. Alla maglia azzurra e a quei colori ho sempre creduto, però certe storie si costruiscono in due».
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