27 maggio 1989, la serata che Livorno non potrà mai dimenticare…

27 maggio 1989, la serata che Livorno non potrà mai dimenticare…

Il 27 maggio 1989 Livorno si ritrovò al centro della pallacanestro italiana ed europeo

(Fonte FIP) Il 27 maggio 1989 Livorno si ritrovò al centro della pallacanestro italiana ed europeo: mai un’assegnazione di uno scudetto fu più controversa di quella della finale giocata dalla Libertas e dall’Olimpia Milano. Abbiamo chiesto a Dario Ronzulli, giornalista di Tuttosport e di Radio Nettuno Bologna, di raccontarci cosa accadde quella sera.

Qualche anno fa Dario ha scritto “Sulla Sirena”, libro dedicato proprio a quella sera: si può acquistare a questo link: https://incontropiede.it/prodotto/sulla-sirena-dario-ronzulli/

In una calda sera di fine maggio Livorno si è ritrovata ad essere al centro del basket italiano e ad un passo da uno storico scudetto. Certo, sarebbe ed è più corretto parlare di metà Livorno visto che la finale per il titolo di quell’anno l’ha giocata la Libertas mentre i sostenitori della Pielle, affranti per la retrocessione, sono stati sul trespolo gufando fortissimo i rivali cittadini. Ma al di là di questo, si può dire che il 27 maggio 1989 sia stato il punto più alto della storia del basket livornese ma anche il più triste.

La storia di quella sera inizia in realtà nell’estate 1985 quando Alberto Bucci arriva alla Libertas da allenatore della squadra retrocessa in A2. L’ex coach della Virtus trova un gruppo con ragazzi di talento ma demotivati e allora il suo primo compito è quello di ridargli fiducia e coraggio. Ci riesce in tempi brevi visto che la squadra torna subito in A1. Attorno ai quattro moschettieri Alessandro Fantozzi, Andrea Forti, Alberto Tonut e Flavio Carera, Bucci costruisce un gruppo solido, che diverte e si diverte, inserendo di volta in volta gli stranieri giusti per esaltare quei quattro che passano insieme talmente tanto tempo che inevitabilmente diventano amici, quasi fratelli.

Dopo due settimi posti, nella stagione 1988-1989 la Libertas targata Enichem trova una straordinaria continuità di rendimento: rende il PalaAllende un fortino inespugnabile, in trasferta gioca con grande personalità e chiude la stagione regolare al secondo posto. Accanto al quartetto delle meraviglie Bucci e la famiglia D’Alesio, proprietaria del club, hanno messo due stranieri diversi ma entrambi funzionali: Wendell Alexis, talento sublime dal tiro morbido come seta, e David Wood, duro e tosto come pochi arrivato a stagione in corso per sostituire l’infortunato Joe Binion.
Consapevole dei propri mezzi e sulle ali dell’entusiasmo, ai playoff l’Enichem elimina prima la Fortitudo targata Arimo e poi la Virtus Bologna targata Knorr. Arriva dunque la prima finale scudetto della storia del basket livornese e di fronte non c’è una squadra qualsiasi, c’è l’Olimpia Milano dominatrice degli Anni Ottanta, arrivata all’ottava finale consecutiva di cui quattro già vinte con nel mezzo anche due Coppe dei Campioni. È la Milano allenata da Franco Casalini e che mette in campo gente di enorme spessore tecnico come Mike D’Antoni, Bob McAdoo, Dino Meneghin, Roberto Premier. È un’Olimpia in là con gli anni, che ha vissuto tanti passaggi a vuoto durante la stagione ma che ha saputo compattarsi quando contava e che è arrivata alla finale eliminando Desio, Treviso e Pesaro con Gara 1 che passa alla storia per la monetina tirata a Meneghin.

La serie finale è emozionante ed equilibrata. Gara 1 la vince Livorno che sfrutta subito il fattore campo, Milano restituisce il favore in Gara 2 e nella terza partita sbanca il palasport labronico. In Gara 4 al PalaTrussardi è tutto pronto per la festa biancorossa ma la banda di Bucci, con un Fantozzi carico a molla, ribalta il pronostico e porta la serie alla decisiva Gara 5, la prima nella storia del nostro basket. Si gioca in una fornace, con le due squadre esauste per tutta la stanchezza accumulata in stagione. Nessuna delle due riesce a prendere il largo, si arriva così al rush finale punto a punto. Milano è sopra di 1, Premier – autore di una grande gara con 20 punti realizzati – sbaglia la tripla del ko a 8 secondi dalla fine, Alexis cattura il rimbalzo e serve Fantozzi che a sua volta lancia Forti, Meneghin e McAdoo arrivano tardi, la palla entra nella retina sulla sirena. Ma prima o dopo? È questa la domanda che ancora oggi una risposta certa, ogni ragionevole dubbio e che metta d’accordo tutti, non ce l’ha: la qualità delle immagini è lontana da una chiarezza accettabile, mancano i decimi di secondo sul cronometro ufficiale (che verranno introdotti la stagione seguente), c’è una leggera discrepanza con quello mostrato in sovrimpressione dalla Rai. I tifosi di Livorno festeggiano, invadono il campo, sono convinti che sia tutto buono, che sia arrivato il primo scudetto. Dopo un’attesa che pare infinita qualcuno aggiorna il tabellone dando il canestro a Livorno e lì la gioia esplode definitivamente. In realtà però uno dei due arbitri, Zeppilli, quello designato a gestire il tempo, ha fatto subito segno di no con le mani tanto che i giocatori di Milano sono tornati nello spogliatoio festeggiando. Passeranno molti minuti però prima che arrivi l’ufficialità: nel caos che si crea sul campo, con tanto di rissa tra Premier e i tifosi labronici, Zeppilli e l’altro fischietto Grotti si ritrovano nello spogliatoio degli ufficiali di campo e lì il primo ribadisce la decisione del campo. Canestro non buono, scudetto a Milano. È a Bucci che tocca prendersi l’incarico di avvisare i propri giocatori che in un istante passano dalla gioia pura allo sconforto totale.

Milano festeggia, mezza Livorno cade nella depressione. Non sa, e non lo sa neanche l’altra metà che festeggia la sventura dei cugini, che quello appena vissuto è il punto più alto ma anche l’inizio di un periodo buio del basket in città. I lavori per il palazzetto nuovo si bloccano e complici i problemi economici del territorio due anni dopo si arriverà ad una fusione tra Libertas e Pielle: un mostro che non troverà il gradimento di nessuno, che avrà vita tormentata e breve. E forse anche perché non è accaduto più quel momento, quell’attimo in cui una parte di Livorno è stata sul tetto d’Italia verrà ricordato per sempre e tutto sommato con affetto verso quei ragazzi e il loro condottiero Alberto Bucci capaci di un viaggio irripetibile ed emozionante.