Zach LeDay si racconta sul Corriere della Sera in una lunga intervista concessa a Roberto De Ponti. Ecco alcuni passaggi chiave.
«Quando una squadra mi chiama, che sia l’Olimpia, il Partizan o i Lakers, il mio obiettivo è di aiutare quella squadra a elevare il suo status. Quindi sono tornato qui, con l’obiettivo di crescere ogni giorno. Crescere e dimostrare di essere uno dei migliori giocatori di Eurolega e possibilmente vincere titoli e trofei. Melli? È un grande giocatore, fa parte della storia di Milano, ha fatto grandi cose ma non è una cosa che io posso controllare».
«Quando nel roster ci sono giocatori giovani e soprattutto con poca esperienza in Eurolega, ci sta. E fare esperienza in Europa richiede tempo, non importa se hai giocato in Nba o se sei stato Mvp di questa o di quella lega. Mi aspettavo la crescita? Ne ero certo».
«A 15 anni il mio coach ha detto: ti trovi bene con questo Appunti Vivo per il basket, prendo appunti sugli avversari e mi segno le frasi degli allenatori tiro? Sì, ho risposto. Fai canestro? Sì. Fai 20 punti? Sì. E allora tienilo. L’ho perfezionato negli anni e oggi non è facile da fermare. All’Olympiacos, anche Printezis mi ha suggerito: non cambiarlo mai».
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