Una sera Vlado Micov segnò il canestro risolutivo di una combattuta battaglia a Sassari in regular season nel finale del tempo supplementare. L’Olimpia era avanti di uno ma, ricevuta palla in transizione sulla linea dei tre punti, anziché far trascorrere il tempo, aspettare magari un fallo, il giocatore ribattezzato “Il Professore” senza esitare eseguì il tiro da tre che di fatto diede la vittoria alla sua squadra. Un tiro tatticamente sbagliato, il tiro che Micov sapeva che non avrebbe dovuto prendere. Alla fine, spiegò la propria decisione con un semplice “Sometimes shit happens, so be it”. In altre parole, si può perdere in tanti modi anche solo per sfortuna, chissà cosa sarebbe successo se avesse preso la scelta conservativa di tenere palla. Aveva vinto e tanto bastava. Ma di Micov in certi momenti potevi fidarti. Nel 2020 l’ultimo tiro della stagione dell’Olimpia fu la sua tripla della vittoria a Valencia. Poche settimane prima aveva segnato dall’angolo quella di un successo su Cremona. Nel 2017, appena arrivato, segnò allo scadere la tripla che obbligò il Fenerbahce a vincere la sua partita all’overtime.
Micov ha vinto uno scudetto, tre volte la Supercoppa e una Coppa Italia con l’Olimpia. Ha giocato una Final Four. È stato il secondo giocatore dopo Kaleb Tarczewski a giocare oltre 100 partite europee con l’Olimpia. Ed è il secondo realizzatore di sempre dopo Bob McAdoo. Un anno dopo la sua ultima partita con l’Olimpia e all’indomani di un’ultima stagione al Buducnost, a 37 anni, Vlado Micov che ha giocato anche a Vitoria. Cantù, al CSKA Mosca, al Galatasaray, ha deciso di ritirarsi.
In realtà, pur schivo e refrattario alle attenzioni individuali, durante la permanenza a Milano si era molto affezionato al soprannome di Professore “perché è sinonimo di giocatore intelligente e io ci tengo che sia riconosciuta una certa intelligenza in come gioco”. Non fosse stato per questo non avrebbe avuto la carriera che ha avuto. Micov è stato un giocatore di notevole taglia fisica per il ruolo, ma non è mai stato atletico o veloce. Però ha masterizzato l’uso dei fondamentali, tiro, passaggio, ball handling, e vedeva il gioco un passaggio o due avanti sia in attacco che in difesa. Questo gli ha permesso di essere Vlado Micov.
Oltre all’esclusivo interesse per i risultati di squadra, al punto che quando venne nominato MVP della Supercoppa nel 2018 a Brescia neppure si era reso conto che fosse possibile. Non è mai stato un giocatore da premi individuali. E anche questo ha costruito la sua storia. Anche questo fa parte della sua eredità, come le famose “non esultanze” nei momenti in cui tutto attorno a lui era solo un inferno. Come dopo la stoppata di Andrew Goudelock contro Trento in Gara 5 della finale del 2018. In tutto il Mediolanum Forum era stato l’unico a non fare una piega. Rivedendosi disse: “Mi sono sentito in colpa, Andrew aveva appena salvato la stagione e praticamente vinto lo scudetto. Ma sono fatto così, non esterno i miei sentimenti”.
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