“Visto che continuo a leggere cifre e ricostruzioni errate rispetto all’affitto del PalaDozza alla Virtus femminile ritengo opportuno precisare alcune cose.
Le tariffe per l’affitto del Palazzo alle squadre della città (comunicate alle società e che a breve verranno formalizzate dalla Giunta) sono queste: 6000 euro per la A1 maschile, 3000 per la A2 maschile e 2500 per la A1 femminile a cui si aggiunge una quota dei servizi che comprende pulizie, assistenza, regia led, presidio… (anche la quota servizi è inferiore per le partite della squadra femminile rispetto alle partite delle squadre maschili).
Lo scorso anno, come gesto di sostegno alla prima stagione in A1 della Virtus femminile era stata applicata, da parte del gestore Bologna Welcome in accordo con la Società, una scontistica una tantum, così come era stato già fatto anche per la squadra di Pallavolo l’anno precedente.
Una scontistica eccezionale (500 euro da settembre a dicembre e 600 da gennaio a fine stagione) legata anche al fatto che avevamo concordato di far entrare tutte le persone gratuitamente come primo anno di A1, per farle appassionare alla squadra femminile. E i numeri dimostrano che l’operazione ha funzionato. La Virtus quest’anno ha deciso di proseguire la gratuità, decisione legittima ma autonoma della società, non condivisa prima con il Comune.
Per questa stagione, come da accordi, si torna alla tariffa di 2.500 euro a partita più 1.250 di servizi (pulizie, assistenza, regia led, presidio). Cifre peraltro invariate dal 2017.
L’unica novità riguarda l’eventuale allenamento della mezza giornata precedente al match, che è stato quotato a 500 euro.
E applicheremo comunque uno sconto di 250 euro.
Detto questo, non si capisce perché il Comune di Bologna e quindi la collettività, dovrebbe sobbarcarsi i costi di affitto di una società come la Virtus.
Il Comune sostiene lo sport femminile e non da oggi, con importanti azioni messe in campo ogni giorno, ma non può finanziare i costi di una società professionistica tra le prime per dimensione economica in città”.
Roberta Li Calzi
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