Coach premiato dai due mondi, come nessun altro italiano, Sergio Scariolo aggiunge a questa appendice di stagione sportiva 21-22 il quarto alloro continentale con la Spagna. Per la prima volta un club italiano sarà guidato da un allenatore campione d’Europa e del Mondo in carica. Mesi di un grande rilancio progettuale, di una cura dei particolari che nel basket di oggi, se lasciati al loro destino, rischiano di rendere tutto vano. Una stagione lunga, la cui porta aperta è stata aperta a tutti: 5 competizioni, 4 finali, 3 titoli. Tornato in Europa dopo essere salito in cima all’Everest da entrambi i versanti (FIBA Spagna – NBA Toronto) la sua nuova avventura è partita subito da solide radici, fin dai tempi eroici della Supercoppa Italiana su Milano, curando corpo e spirito di una Segafredo appena costruita, verso quel trofeo che mancava da 1995.
Nemmeno gli ostacoli provocati dalla sorte avrebbero poi spezzato l’albero bianconero, fondato appunto su radici stratificate verso la Coppa Italia di Pesaro, unica tappa di cui Scariolo non ha visto la finale, fino al primo alloro europeo di stagione. L’Eurocup è arrivata come ondata d’emotività scritta così, affiancando il coach bresciano al compianto Dusan Ivkovic, come unici due ad aver vinto in carriera Europei, Coppa del Mondo ed EuroCup. Visto da fuori è un dettaglio, visto da dentro è tutto quanto scorre tra cuore, cervello e viscere. La differenza sportiva tra vivere o morire. Tutto secondo copione, nel formalismo serio e rassicurante di chi si ritrova, da padrone dei suoi giochi, in un nobile tempio cittadino proiettato in un finale di stagione dipinto dal primo posto in classifica e dalla successiva finale Scudetto. Il Bignami statistico con l’abito bianconero restituisce così un 26 su 30 in regular season, un 8 su 12 in post, un 1 su 2 in Coppa Italia, un 15 su 22 in Eurocup e il 3 su 3 di Supercoppa. Insomma, s’è visto di peggio. Indossato poi il talare delle Furie Rosse, nella competizione continentale 8 gare onorate con 7 successi: 4 per vincere il gruppo A, altrettanti per la cavalcata di Berlino. Con quell’uno nella casella sconfitte che tanto ricorda il pollo delle statistiche: ininfluente. Semmai singolare che sia avvenuto contro il Belgio di Ismael Bako, 10 per lui quella sera. Già perdonato.
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