Da qualche stagione ormai è diventato un evergreen del nostro campionato all’interno del roster di una delle squadre più ambiziose della Serie A e d’Europa. Alessandro Pajola (Virtus Segafredo Bologna) convince tutti e si prende la palma di miglior italiano del quinto turno superando Davide Denegri (Vanoli Basket Cremona) e Leonardo Totè (Carpegna Prosciutto Pesaro) nelle votazioni.
A 24 anni sei nel pieno delle tue energie sebbene tu sia ancora giovane e con un futuro roseo davanti che ti permette di alzare l’asticella per quanto riguarda gli obiettivi da porsi. Il nativo di Ancona però lo si può trattare alla stregua di un veterano, sia perché il suo palmarés si è arricchito di trofei di squadra ed individuali sia perché abbiamo imparato a vedergli calcare i parquet d’Italia e d’Europa da quando ancora non aveva compiuto la maggiore età. I miglioramenti fatti dal classe 1999 nel corso degli anni sono molti, infatti si rimane esterrefatti nel momento in cui lui stesso tira fuori dal cilindro un’altra miglioria a dimostrazione di come la sua fame di diventare uno dei migliori – se non il migliore – non passi mai stagione dopo stagione. Nella vittoria del lunedì sera contro una GeVi Napoli in piena forma c’è chiaramente il suo zampino, una presenza costante su entrambi i lati del campo divenuta ancor più letale in fase offensiva da quando la sua tecnica di tiro da oltre l’arco ha fatto uno step successivo. Il suo boxscore, come sempre, non ci permette di rivedere in toto lo sforzo del numero 6 bianconero, ma ci dà quantomeno un’idea della sua efficienza come giocatore totale: 11 punti tirando con il 100% dal campo (4/4 da due e 1/1 da tre), 4 rimbalzi (equamente divisi tra difensivi e offensivi), 4 assist per i compagni, 3 falli subiti, 1 recupero e 21 di valutazione in 22 minuti di gioco; pur giocando con un impiego da sesto uomo, Alessandro Pajola non manca mai di ritmo e di concentrazione, per questo motivo ogni allenatore passato dalla panchina della Virtus Segafredo Bologna lo ha sempre tenuto in grande considerazione.
“Sì abbiamo fatto bene fino adesso, però sono solo venti minuti. Dobbiamo continuare così, aiutarci in difesa e giocare insieme in attacco perché sappiamo che loro possono rientrare da un momento all’altro e quindi noi dobbiamo essere bravi sui quaranta minuti e non sui venti” queste le parole di Alessandro Pajola nell’intervallo della sfida tra GeVi Napoli e Virtus Segafredo Bologna. Dichiarazioni che mettono in risalto la serietà di un ragazzo la cui virtù di instancabile lavoratore rimane costantemente sotto gli occhi di tutti; un elemento imprescindibile, diventato un perno per la compagine felsinea grazie alla sua capacità di rimanere sul pezzo minuto dopo minuto anche all’interno di partite già decise dopo il primo tempo. Coach Luca Banchi lo ha eletto leader vocale della second unit e lui non sta deludendo le aspettative, ma ne sta creando di nuove di partita in partita.
I numeri registrati fin qui dal classe 1999 sono di tutto rispetto in un roster talentuoso e con rotazioni veramente lunghe. Pajola sta mettendo a referto 8.4 punti a partita (stesso dato di Awudu Abass e Isaia Cordinier) frutto di percentuali da massimo in carriera per lui come l’85.7% da due (1.2 su 1.4), come il 53.3% da tre (1.6 su 3.0) e come il 66.7% dalla lunetta (1.2 su 1.8); famoso per il suo impegno e la sua costanza su entrambe le metà campo, il playmaker della Virtus Segafredo sta raccogliendo 3.4 rimbalzi – miglior dato tra le guardie bianconere e quarto di squadra – e sta distribuendo 3.0 assist di media (terzo a pari merito con Isaia Cordinier, dietro a Daniel Hackett con 3.4 e a Tornik’e Shengelia con 3.8). È il terzo miglior giocatore di Bologna per valutazione con 14.2, staccato solamente da Jordan Mickey (secondo con 16.4) e Tornik’e Shengelia (leader con 19.5); inoltre Alessandro Pajola è tra i migliori recupera palloni del campionato con 1.4 di media e registra questa serie di numeri in 18.3 minuti di impiego risultando solamente ottavo nelle rotazioni di coach Luca Banchi, un dato ingannatore visto che il giocatore più utilizzato, Tornik’e Shengelia, rimane sul parquet solo cinque minuti in più del nativo di Ancona.
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