L’uomo dei record ha 35 anni, gioca in EuroLeague da 12 anni. Nessuno ha vinto più partite di lui, neppure come percentuale. Alla fine della regular season aveva vinto il 72.1% delle partite giocate. Ha giocato nove Final Four. Nel 2020 non le ha giocate ma solo perché non si sono disputate, per il resto le ha saltate nel 2011 quando era un rookie, a Bamberg, poi è cominciata la sua striscia. Kyle Hines ha aggiunto un’altra stagione memorabile alla sua carriera. Adesso va per la doppia cifra, adesso tenta di fare 10 partecipazioni alle Final Four.
È curioso che il giocatore della storia evidentemente meno angosciato dai risultati personali (143 presenze in quintetto su 351, ad esempio, meno del 50%), che ha dedicato la propria carriera alle proprie squadre, sia comunque un uomo facilmente descrivibile attraverso i numeri. Quelli che aveva al college di UNC-Greensboro raccontano di un giocatore che probabilmente avrebbe avuto una carriera NBA importante se solo se gli avessero concesso una possibilità (nei fatti ha accumulato numeri riservati solo a stelle generazionali come David Robinson o Alonzo Mourning). In EuroLeague è il primo americano per presenze, ha superato i 3.000 punti in carriera, è il terzo rimbalzista, il secondo stoppatore e il primo rimbalzista offensivo. Nessuno può contare almeno 3.000 punti e 1.000 rimbalzi. Lui è oltre i 1.500.
L’altra statistica impressionante riguarda i playoff: Kyle Hines ha vinto tutte le serie di playoff che ha giocato. 2-0 con l’Olympiacos; 6-0 con il CSKA Mosca; 1-0 con l’Olimpia. Ha giocato tre volte una Gara 5 e l’ha sempre vinta. Lo scorso anno contro il Bayern la mise nelle proprie mani, salvando il risultato sull’ultima iniziativa di Wade Baldwin per respingere l’assalto e timbrare il passaporto dell’Olimpia per Colonia.
È considerato un difensore, un rimbalzista, ma è anche il leader nei canestri da due punti segnati. Ha spodestato Georgios Printezis, un’altra figura leggendaria. La sua capacità di adattamento alle esigenze della squadra è uno dei capisaldi di questa Olimpia. Se i playmaker sono pressati e non possono portare palla, ci pensa lui. Può attaccare dal palleggio qualsiasi pivot, arrivare fino in fondo e scegliere se segnare, usando il tabellone e tutti i suoi angoli, oppure scaricare su un compagno come succede spesso. Segna catturando i rimbalzi d’attacco, tagliando al momento giusto o eseguendo il suo lavoro di roller alla perfezione.
Alla dodicesima stagione, è riuscito a giocare tutte le partite disputate dall’Olimpia, ha avuto in alcuni casi numeri simili a quelli delle annate migliori quando era più giovane e più fresco. Ad esempio, la sua media rimbalzi per gara in carriera è 4.2, quest’anno sono stati 5.1. Hines è un “undersized” che devia l’attenzione su chi l’ha preceduto (Mike Batiste), sull’evoluzione del gioco, per non attirarla su sé stesso. Ma la realtà è che ha definito un modo di giocare con la differenza di non essere imitabile.
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