Si è tenuta questa mattina (ieri per chi legge, ndr) la conferenza stampa di presentazione di Tom Bialaszewski e Marco Legovich, nuovo staff tecnico della Pallacanestro Openjobmetis Varese.
Ecco le loro prime parole:
Tom Bialaszewski
«Sono molto felice di essere qui e per l’opportunità che mi è stata data. Tornare in Italia era un obiettivo che avevo insieme alla mia famiglia e non vedo l’ora di mettermi in gioco. Dal punto di vista tecnico ricalcheremo lo stile di gioco dello scorso anno, non solo perché è una chiara indicazione del management, ma anche e soprattutto perché rispetta una filosofia che fa assolutamente parte del mio bagaglio e che ho sempre seguito in tutte le tappe della mia carriera. Sono davvero felice del roster allestito dalla società che ha ricercato i giocatori migliori le cui caratteristiche ben si sposano con il nostro modo di giocare. Non li ho ancora visti all’opera, per cui non mi sento di giudicarli nel dettaglio. Il solo con cui ho avuto a che fare è stato Moretti a Milano, ma quel giocatore non è lo stesso di quando arrivò all’Olimpia sia come maturazione del giocatore stesso sia come ruolo. Il mio rapporto con Messina e Luis Scola? Per spiegare ciò che mi lega a Ettore Messina non basterebbe una conferenza stampa: grazie a lui, infatti, ho capito l’importanza dei dettagli, ma anche le fondamentali differenze tra Europa ed America. Luis, invece, lo conosco da quando lo allenai a Milano e da allora ci siamo sempre tenuti in contatto. È un’ottima persona, aperta al dialogo; condividiamo buona parte della filosofia sportiva che non viene solo dal lavoro fatto in Italia ma anche da quanto fatto in NBA. Non ci poteva essere un posto migliore di Varese per iniziare la carriera di head coach. Obiettivi? Ovviamente vincere tutte le partite, ma non è molto realistico. Sicuramente vogliamo crescere giorno dopo giorno in modo da essere nelle condizioni di poterle vincere tutte. Ho già parlato con tutti i giocatori spiegando loro che tra di noi non dovrà esserci un rapporto allenatore-giocatore, bensì di partnership, dando il massimo per la città ed i tifosi. Cauley-Stein? Non lo conoscevo personalmente, ma ho avuto modo di parlarci e mi è sembrato parecchio motivato; non vedo l’ora di poterlo allenare perché penso che un giocatore con le sue caratteristiche sia difficile da trovare in Italia ed in Europa».
Marco Legovich
«Mi unisco alle parole di Tom e dico anche io che sono molto felice di essere a Varese e di poter essere di aiuto al coach, con il quale abbiamo già trovato una buona connessione. Credo sia per me una grandissima opportunità di crescita umana e professionale e non vedo l’ora di scoprire cosa mi potrà dare questa avventura. L’anno da head coach a Trieste, pur essendo terminato come tutti sappiamo, è stato molto formativo ma alla chiamata di Varese non potevo assolutamente dire di no perché si tratta di una società con un blasone ed una caratura nazionale ed internazionale importante che ha dato vita ad un progetto innovativo e strutturato. Essere qua è stimolante in ogni sua sfaccettatura. Il rapporto con i giocatori? Non dovrà mai passare il concetto che li stiamo “usando”, ma anzi che grazie al lavoro più dettagliato possibile in settimana, i ragazzi hanno la possibilità di migliorarsi, portando un bene a loro stessi, alla società, alla città ed ai tifosi. Sta a noi trovare la chiave per trovare la giusta relazione con loro e spingerli all’obiettivo. Il mio ruolo? Sarà fortemente incentrato sulla difesa con un’ideologia chiara; non dovremo snaturalizzarci rispetto agli avversari che andremo ad affrontare di volta in volta, ma portare avanti un credo, come facciamo in attacco, così in difesa».
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